Finalmente, posso parlarvi dello spettacolo teatrale Il Grande Dittatore, con Massimo Venturiello e Tosca.
Posso darvi le notizie di prima mano, che mi sono arrivate poco fa.
"Dopo una trattativa che è iniziata circa 5 anni fa, sono stati acquisiti i diritti a livello mondiale direttamente dagli eredi per portare lo spettacolo in teatro.
Nel manifesto infatti è stato riportato il nome dell'agenzia che cura i diritti per la famiglia Chaplin ed è scritto in maniera chiara "per la prima volta in teatro in prima nazionale a Fermo", ma di fatto trattasi di una prima mondiale.
La produzione è della Società per Attori di Roma in collaborazione con la Consultinvest Investimenti Sim di Milano. Ortomagico Musical cura l'organizzazione.
Qui tutte le info della società di produzione: http://www.societaperattori.it/prossimamenteintournee/il-grande-dittatore/
Dopo il debutto in prima nazionale ed esclusiva mondiale a Fermo dell'11 di aprile, lo spettacolo andrà al Teatro Stabile di Genova (DAL 14 AL 19 APRILE).
Spero presto di poter intervistare i protagonisti per darvi nuove info.
Interpreti
Massimo Venturiello
Tosca
Lalo Cibelli
Camillo Grassi
Franco Silvestri
Gigi Palla
Gennaro Cuomo
Pamela Scarponi
Nico Di Crescenzo
Alessandro Aiello
con Massimo Venturiello e Tosca
cast da definire
musiche Germano Mazzocchetti   scene Alessandro Chiti
regia Giuseppe Marini, Massimo Venturiello
Sono passati più di settant’anni da  quando Charlie un Chaplin, nel 1940, scrisse, diresse e interpretò il  suo primo film parlato, “Il grande dittatore”, geniale e pungente satira  antinazista realizzata quando le armate del Terzo Reich avevano ormai  soggiogato l’intera Europa. Da allora, il mondo è cambiato, noi siamo  profondamente diversi e così anche l’assetto politico del mondo. Eppure  la realtà contemporanea presenta strane e inquietanti analogie. Una  crisi economica che ricorda quella del ’29, il crollo delle banche,  l’inflazione, la disoccupazione e la depressione. L’incredibile  attualità de “Il grande dittatore” risplende ancora oggi come un vero e  proprio inno alla libertà, all’amore e alla speranza, come fulgido  esempio di coscienza
impegnata, di denuncia politica e di condanna verso  ogni forma di sopruso.
Potrebbe sembrare un’idea presuntuosa  decidere di confrontarsi con un progetto di questa portata. Ciò che mi  tranquillizza è il fatto che il Teatro, quello vero, non insegue  paragoni, ma è materia viva, creativa, e questo lo distingue da  qualsiasi altra forma artistica. C’è da tremare di fronte al genio di  Chaplin allo stesso modo con cui c’è da tremare di fronte al genio di  Shakespeare; l’approccio, a mio avviso, deve essere lo stesso. Forse la  domanda più spinosa è “come” interpretare un ruolo, anzi due, che sono  diventati un’icona del talento e della mimica chapliniana. Anche in  questo il Teatro mi viene in aiuto. Ho sempre creduto che uno dei  compiti dell’attore sia quello di “ascoltare”; le parole dei tuoi  interlocutori danno vita alle tue, le azioni degli altri in qualche modo  determinano le tue e ciò che accade in scena sarà quindi il risultato  di queste relazioni. In questo senso il nostro spettacolo sarà “altro”  rispetto alla versione cinematografica. È invece fondamentale mantenere  l’ironia, il sarcasmo e l’irresistibile comicità di un’opera in cui la  musica, composta per l’occasione da Germano Mazzocchetti, e le parti  cantate, impreziosite dalla presenza di un’artista come Tosca, saranno  grandi protagonisti.
Massimo Venturiello
Un teatro in cui non si deve ridere è un teatro in cui si deve ridere
Brecht, Scritti teatrali, II
Brecht, Scritti teatrali, II
La Storia ci ha insegnato che ogni  regime dittatoriale si avvale di una precisa e spiccata teatralità per  imporsi e radicarsi. Teatralità di costumi, simboli, gesti, idiomi e il  capolavoro chapliniano vuole essere, a mio avviso, una profonda  meditazione sulla connessione, sempre perniciosa, poco affidabile e oggi  più che mai di incontrovertibile attualità, fra teatralità e politica.  Chaplin ne Il grande dittatore, il suo primo film parlato col quale dà  l’addio alla maschera di Charlot, parodizza l’aberrazione nazista  mettendola in ridicolo. In ambito teatrale e nello stesso periodo  l’avventura brechtiana, con l’elaborazione di strumenti concettuali –  straniamento – come modo di partecipazione critica al mondo della  Storia, produceva Terrore e miseria del Terzo Reich e La resistibile  ascesa di Arturo Ui. Il nesso tra Chaplin e Brecht è dunque per me molto  stimolante e troverà un riscontro in ambito registico nella  realizzazione dello spettacolo che, come ogni trasposizione teatrale da  un’opera cinematografica, prevede irrinunciabili tradimenti, ovvero  delle “scelte” e ambisce ad essere altro rispetto all’originale e in  questo altro si colloca la presenza autorevole e carismatica di Massimo  Venturiello per il doppio ruolo del dittatore e del barbiere ebreo. Di  non marginale importanza poi la musica (colonna sonora e songs) di  Germano Mazzocchetti, brechtianamente quasi una drammaturgia parallela  al testo parlato. E se si parla di musica, è inutile dilungarsi troppo  sulla presenza di una voce unica ed eccezionale come quella di Tosca,  per il ruolo di Anna.
Giuseppe Marini
 



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