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giovedì 27 febbraio 2020

PUBBLIREDAZIONALE: The Prudes di Anthony Nielson, AL Teatro degli Oscuri, intervista a Carlotta Proietti

 

PUBBLIREDAZIONALE

 
Sabato 29.02.202, presso il Teatro degli Oscuri (Piazza Giacomo Matteotti, 10, 53049 Torrita di Siena SI9 sarà in scena Carlotta Proietti, figlia di Gigi Proietti, con Gianluigi Fogacci, in The Prudes di Anthony Nielson.
 
Uno spettacolo davvero particolare e divertente ed ho intervistato per voi Carlotta per capire meglio di cosa si tratta.

Un testo molto pirandelliano, The Prudes, dove una coppia si presenta davanti ad un pubblico per rappresentare e risolvere insieme un dramma. E’ la prima volta che lavori con un testo di un autore contemporaneo inglese. Come avete scelto questo spettacolo e per quale motivo?

Io e Gianluigi stavamo lavorando assieme, a lui è stato proposto di dirigere questo testo per una rassegna di autori britannici curata da Rodolfo di Giammarco che si svolge a Roma, “Trend”. Lui ha pensato a me per la protagonista femminile, io ho letto il testo e mi ha catturata subito! Quindi direi che questo testo ha scelto noi e sono felice che lo abbia fatto. E’ cresciuto molto dal primo debutto nel dicembre 2018, da allora ha conosciuto molte piazze italiane e speriamo cresca a ancora.


Lo spettacolo, il cui titolo Prudes significa in inglese significa puritani, moralisti, è stato scritto da un autore conosciuto per testi molto diretti e forti: questo è in realtà molto garbato…come è stato trasposto dall’inglese? Che differenza c’è tra il moralismo britannico ed il nostro?
 
Il testo è stato tradotto da Natalia Di Giammarco, poi noi abbiamo cercato il più possible di renderlo “nostro”, di adattare le parole ai personaggi mentre prendevano forma. Non è un processo sempre immediato né semplice perché la lingua inglese prevede modi di dire decisamente diversi dai nostri e non è facile trovare delle espressioni corrispondenti. Il modo di trattare tematiche “pruriginose” come in questo caso il calo di desiderio nella coppia qui è diretto, senza filtri. In questo l’autore Neilson, importante esponente della corrente teatrale “in yer face”, quindi un teatro che non usa mezzi termini, è provocatore, punzecchia lo spettatore più puritano per dirci che spesso chi si dichiara moralista è proprio chi ha molti scheletri nell’armadio. Trovo intelligente e geniale il popolo inglese su questo: gli autori britannici hanno spesso il coraggio di “andare fino in fondo”, di mescolare il comico al drammatico, di far parlare i personaggi fuori dai denti con un linguaggio a tratti esplicito, tutto per rendere il più possibile chiaro il messaggio. In questo forse siamo un po’ diversi. Certo non si può generalizzare, ma probabilmente noi siamo un popolo che difronte a temi cosiddetti tabù siamo un po’ più puritani, appunto.


Entriamo nel dettaglio dei personaggi: chi è Jessica e chi è suo marito… anche se la protagonista si affretterà a chiarire che in realtà non sono sposati! 

 
Jessica è una donna che sta vivendo un momento difficile, sta da quasi dieci anni accanto ad un uomo che ama ma si trova davanti ad un ostacolo che non sa se riuscirà a superare. Vuole farlo col suo compagno, è ottimista e determinata, ma non sa quanto ancora potrà resistere. Che la sua pazienza sia ormai al limite ce lo dimostra il fatto che entrambi siano davanti ad un pubblico a parlare con degli sconosciuti dei loro problemi intimi. Tuttavia è una donna che ha paura dei propri segreti e come molti non ha forse gli strumenti per affrontarli e per capire se sono proprio questi la causa della crisi tra lei e James. James, “Jimmy per gli amici” è un uomo normale con un lato infantile che ricerca ancora la ragazza che aveva conosciuto in quella che oggi è una donna, non riesce ad accettare che lei sia cambiata, maturata, che la loro storia si sia evoluta. Affronta tutto con una falsa leggerezza, probabilmente per mascherare la grande insicurezza maschile legata alla sessualità e così facendo si arrampica sugli specchi nel tentativo, anche lui, di salvare la sua relazione con Jessica.

Tu e Fogacci avete già lavorato insieme…. 
 
Si, siamo stati marito e moglie in Othello di Shakespeare per la regia di Marco Carniti, Fogacci era Iago e io la sua Emilia. Per me è stato di grande esempio, era la prima volta che affrontavo un ruolo drammatico!

Che tipo di lavoro avete fatto con il regista? 

 
Gianluigi ha insistito molto sulla veridicità dei due personaggi. Ho apprezzato questo tipo di lavoro perché trovo sia sempre utile partire dalla logica di ciò che dicono le battute in un copione e sia funzionale alla comprensione da parte del pubblico. La credibilità in un testo del genere penso sia fondamentale e il lavoro durante le prove è stato soprattutto in questa direzione, naturalmente non trascurando ritmi e colori nella recitazione.

Anche il teatro “leggero” può essere catartico?
Certo, può esserlo: non è un caso se tra i due generi classici c’è la tragedia e anche la commedia. Ovviamente è un altro tipo di catarsi. Nel caso di “The Prudes” il ridere, il sorridere col pubblico insieme di un problema molto serio è proprio un atto catartico. Partire dalle proprie fragilità e riuscire ad oggettivizzarle tanto da renderle “ridicole” è intelligente e forse è l’unico modo per affrontare in maniera matura un problema che coinvolge emotivamente i lati anche più oscuri, inconsci da affrontare di una coppia.

Può essere complicato parlare di un tema come la sessualità in teatro, tema ormai sdoganato da altri mezzi?
Avrei pensato di no ma mi accorgo portando in scena “The Prudes” che è ancora un po’ un tabù per alcuni. Fortunatamente, almeno per il momento, nessuno è rimasto indignato od offeso da ciò che pronunciamo come personaggi, ma ci si rende conto che sentir parlare ad esempio di masturbazione in un teatro non è da tutti i giorni.

So che è previsto un rapporto molto diretto con il pubblico. Come reagisce? Si formano due fazioni, tra le donne e gli uomini? 

 
Si, la quarta parete qui è totalmente inesistente. Anzi, il pubblico è un terzo personaggio assolutamente essenziale per lo spettacolo! Reagisce bene nel senso che ride, si diverte. In un primo momento c’è imbarazzo ma è il tipo di impaccio che alleggerisce immediatamente i toni e l’atmosfera. Non ne nascono due fazioni, o almeno non finora! La cosa meravigliosa del teatro è che ogni pubblico è diverso e siamo sempre pronti ad accogliere nuove reazioni. L’importante è passare un’ora in allegria.

Tua sorella Susanna è costumista dello spettacolo. E papà che ti ha detto? 
 
Susanna ha curato costumi e scene dello spettacolo, realizzando dei disegni che vengono proiettati durante tutta la durata e che con molta ironia sottolineano ciò che diciamo in scena. Mio padre è stato entusiasta della scelta di questa commedia, l’ha trovata divertente e ci ha dato qualche consiglio come occhio esterno esperto in materia! Gli è piaciuto lo spettacolo perché è una commedia diversa dalle solite ed originale.

Perché vedere questo spettacolo? 
 
Perché si ride, e visto che il pubblico è sovrano, cito uno spettatore che di recente ha gentilmente scritto sui nostri social un commento dopo aver visto lo spettacolo: “ "Non dovete assolutamente perdere questo spettacolo, erano anni che non mi divertivo così!".

COMUNICATO STAMPA



The Prudes

di Anthony Nielson

Regia: Gianluigi Fogacci

Aiuto regia: Maria Stella Taccone

Scene costumi: Susanna Proietti

Musiche originali: Giovanni Mancini

Con: Gianluigi Fogacci, Carlotta Proietti


Chi sono i Prudes?

James si presente al pubblico come James Prudes, ma subito viene corretto da Jessica che tiene a rettificare che loro non sono sposati, e che quindi loro sono ben lontani da i Prudes come recita il titolo, parola inglese che significa puritani, moralisti, di morigerati costumi, che hanno in odio scandalizzare.

Questa strana coppia si presenta sul palcoscenico di un teatro pieno di spettatori per inscenare o vivere, il suo dramma di coppia, come una seduta terapeutica collettiva. Al centro di questo dramma il calo di desiderio di James che non riesce più ad avere rapporti con la sua amata Jessica da molto tempo e che se fallirà anche questa ultima chance, cioè consumare un rapporto davanti ad una platea, nel più puro spirito esibizionistico, sarà abbandonato da Jessica che non intende passare il resto della sua vita senza sesso. Ecco che l’ironia di titolo si affaccia prepotentemente non appena al pubblico verrà spiegata la situazione, ma come si può facilmente prevedere l’espediente scelto non darà i frutti sperati. Ecco che inizia allora un gioco al massacro, dove emergono vecchie ruggini, cose non dette che feriscono, giochi di travestimenti e colpi di scena che fanno via via dubitare di chi siano veramente queste persone o personaggi. E se fossero due attori che cercano nuove ispirazioni attraverso un anomalo materiale drammaturgico, guidati da un invisibile regia? E che ruolo ha il pubblico che viene continuamente coinvolto, come se i personaggi sul palco cercassero di tirare a sé le sue simpatie e un giudizio favorevole, come in una moderna borghese agorà?

Il gioco teatrale, o meta teatrale che dir si voglia, si fa sempre più sofisticato, esplora anche i meandri linguisti che caratterizzano le due differenti personalità, fina a farci pensare che sia proprio questo il motivi del calo del desiderio.

Sabato 28 marzo 2020 h. 19:00 e 21:15

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