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domenica 7 marzo 2021

EDITORIALE: "AmaTTOriale", quando il virus ferma la passione

Amatoriale. Che bella parola, così bistrattata, così poco considerata, cosi poco “amata”: come se fare qualcosa solo per “passione” svilisse l’attività stessa.

Certamente, non mi farei curare da un medico “amatoriale”. La preparazione e lo studio sono sempre fondamentali, ma in alcuni casi, la passione, soprattutto nelle attività artistiche, può dare vita a qualcosa di molto bello.

Pensate all’artigianato, a quel creare dal nulla un oggetto che può diventare arte pura, sia per la bellezza e l’unicità del manufatto (altra parola etimologicamente favolosa) sia per l’intenzione che è stata messa nel produrlo. Per l’amore.

Credete che un falegname, nella sua botteguccia di periferia, seppur dotato di talento innato, possa scolpire un tavolo di legno massiccio intarsiato senza sperimentare e sbagliare?

Ecco, forse la forza della passione sta proprio lì: nell’ “errare” e riprovare fino a giungere a “maneggiare il mestiere”.



Se nell’editoriale di sabato ho parlato del teatro, quello professionistico, dove sia gli attori che le maestranze vivono dei proventi del loro “agire”, nel mondo (non solo in Italia) c’è un sottobosco, un substrato, un humus fertilissimo che è il teatro amatoriale, da cui molti attori famosi hanno iniziato, magari a scuola, o ancora ed anche di più, in oratorio.

Perché, vedete, il teatro nelle scuole o nelle parrocchie è formativo.

In una conferenza sulla maschera che tenni anni fa, analizzai proprio l’importanza del teatro per i giovani, ma non è questo il luogo né il momento per sviscerare l’argomento.

Ma se il teatro è così importante per la crescita, provate a pensare quanti gruppi amatoriali ci sono solo in Italia anche formati da anziani in pensione o da adulti che, dopo il lavoro, si trovano insieme per “provare” uno spettacolo, a volte classici italiani, a volte nei bellissimi vernacoli locali.

Io stessa ho fatto parte per più di dieci anni di un gruppo amatoriale, che era tra l’altro stato insignito di diversi premi (foto sopra, I Sempreverdi di Cernusco sul Naviglio).

Spesso, nei gruppi amatoriali, ci sono i leader, i capocomici che sono anche i registi della messa in scena, e che sono la forza trainante dello spettacolo: i mattatori, veri talenti naturali, con carisma e voglia di aggregare attorno a loro tutta una girandola di comprimari (tutti comprimari, mai comparse), che contribuiscono a dare forza allo spettacolo. Con loro, ci sono, dietro le quinte, mogli, mariti, figli, amici che si occupano di cucire costumi, spesso dopo aver fatto una ricerca su libri d’epoca, costruire e dipingere a mano scenografie, programmare la musica e curare le luci.

Tutti, ma proprio tutti i “mestieri” ufficiali del teatro professionista rappresentati magari da chi studia regia a scuola, o da chi ha una sartoria nella vita.

Dall’impiegato di banca, al dentista, fino al giornalista o allo studente universitario.

Una palestra per chi si forma o solo uno sfogo per una passione che da giovani non si è potuta esprimere. Non è mai troppo tardi, Mai.

Ebbene. Anche tutto questo è stato bloccato dal virus.

Niente più prove tutti insieme due sere la settimana, niente mani di vernice sul compensato, niente prove costumi, niente viaggi in 3 o 4 macchine per raggiungere il teatro di provincia ed andare in scena, magari cantando o raccontando barzellette come in una gita di classe.

Niente torte fatte in casa dopo lo show, nessun thermos di caffè o di the.

Niente cene post spettacolo.

Lo stare insieme, il lavorare su un progetto comune, l’aiutarsi: tutto fermo per pandemia.

Ed anche questo manca. Anche questo è teatro.

E’ vero. Non porta entrate economiche, anzi: molto spesso, poi, i ricavi vanno in beneficienza al missionario locale.

E’ vero, molto spesso la dizione non c’è o la qualità non eccelle: ma non è sempre così, anzi, ho visto spettacoli di “dilettanti” che non sarebbero sfigurati accanto ad alcuni professionali.

Ma il ”tesoretto” di emozioni, ricordi ed amicizia, oltre che di brivido da applausi e da apertura di sipario, è congelato e sottochiave, in attesa di tempi migliori. Ma quando?

La nostalgia di questo “sottomondo” teatrale è molta in chi lo vive (o lo ha vissuto): perché il teatro AMATTORIALE – permettetemi questo neologismo – è un’altra vittima di questa brutta bestia che è il Covid.


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