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giovedì 9 aprile 2015

Il Grande Dittatore: intervista a Massimo Venturiello


Come vi avevo annunciato qualche giorno fa, sta per debuttare in teatro Il Grande Dittatore, con Massimo Venturiello e Tosca.

Ho avuto il piacere di intervistare per voi i due protagonisti ed oggi iniziamo proprio con Massimo Venturiello, che curerà la regia insieme a Giuseppe Marini ed avrà il doppio ruolo del barbiere e del dittatore.

Una bella analisi dell'operazione, da ascoltare nella prossima pagina.

Domani mattina, Tosca.



La produzione è della Società per Attori di Roma in collaborazione con la Consultinvest Investimenti Sim di Milano. Ortomagico Musical cura l'organizzazione.

Qui tutte le info della società di produzione: http://www.societaperattori.it/prossimamenteintournee/il-grande-dittatore/

Dopo il debutto in prima nazionale ed esclusiva mondiale a Fermo dell'11 di aprile, lo spettacolo andrà al Teatro Stabile di Genova (DAL 14 AL 19 APRILE).

Interpreti
Massimo Venturiello
Tosca

Lalo Cibelli
Camillo Grassi
Franco Silvestri
Gigi Palla
Gennaro Cuomo
Pamela Scarponi
Nico Di Crescenzo
Alessandro Aiello


Titolo Dittatore

con Massimo Venturiello e Tosca

cast da definire
musiche Germano Mazzocchetti   scene Alessandro Chiti

regia Giuseppe Marini, Massimo Venturiello

 

Sono passati più di settant’anni da quando Charlie un Chaplin, nel 1940, scrisse, diresse e interpretò il suo primo film parlato, “Il grande dittatore”, geniale e pungente satira antinazista realizzata quando le armate del Terzo Reich avevano ormai soggiogato l’intera Europa. Da allora, il mondo è cambiato, noi siamo profondamente diversi e così anche l’assetto politico del mondo. Eppure la realtà contemporanea presenta strane e inquietanti analogie. Una crisi economica che ricorda quella del ’29, il crollo delle banche, l’inflazione, la disoccupazione e la depressione. L’incredibile attualità de “Il grande dittatore” risplende ancora oggi come un vero e proprio inno alla libertà, all’amore e alla speranza, come fulgido esempio di coscienza
impegnata, di denuncia politica e di condanna verso ogni forma di sopruso.
Potrebbe sembrare un’idea presuntuosa decidere di confrontarsi con un progetto di questa portata. Ciò che mi tranquillizza è il fatto che il Teatro, quello vero, non insegue paragoni, ma è materia viva, creativa, e questo lo distingue da qualsiasi altra forma artistica. C’è da tremare di fronte al genio di Chaplin allo stesso modo con cui c’è da tremare di fronte al genio di Shakespeare; l’approccio, a mio avviso, deve essere lo stesso. Forse la domanda più spinosa è “come” interpretare un ruolo, anzi due, che sono diventati un’icona del talento e della mimica chapliniana. Anche in questo il Teatro mi viene in aiuto. Ho sempre creduto che uno dei compiti dell’attore sia quello di “ascoltare”; le parole dei tuoi interlocutori danno vita alle tue, le azioni degli altri in qualche modo determinano le tue e ciò che accade in scena sarà quindi il risultato di queste relazioni. In questo senso il nostro spettacolo sarà “altro” rispetto alla versione cinematografica. È invece fondamentale mantenere l’ironia, il sarcasmo e l’irresistibile comicità di un’opera in cui la musica, composta per l’occasione da Germano Mazzocchetti, e le parti cantate, impreziosite dalla presenza di un’artista come Tosca, saranno grandi protagonisti.
Massimo Venturiello
Un teatro in cui non si deve ridere è un teatro in cui si deve ridere
Brecht, Scritti teatrali, II
La Storia ci ha insegnato che ogni regime dittatoriale si avvale di una precisa e spiccata teatralità per imporsi e radicarsi. Teatralità di costumi, simboli, gesti, idiomi e il capolavoro chapliniano vuole essere, a mio avviso, una profonda meditazione sulla connessione, sempre perniciosa, poco affidabile e oggi più che mai di incontrovertibile attualità, fra teatralità e politica. Chaplin ne Il grande dittatore, il suo primo film parlato col quale dà l’addio alla maschera di Charlot, parodizza l’aberrazione nazista mettendola in ridicolo. In ambito teatrale e nello stesso periodo l’avventura brechtiana, con l’elaborazione di strumenti concettuali – straniamento – come modo di partecipazione critica al mondo della Storia, produceva Terrore e miseria del Terzo Reich e La resistibile ascesa di Arturo Ui. Il nesso tra Chaplin e Brecht è dunque per me molto stimolante e troverà un riscontro in ambito registico nella realizzazione dello spettacolo che, come ogni trasposizione teatrale da un’opera cinematografica, prevede irrinunciabili tradimenti, ovvero delle “scelte” e ambisce ad essere altro rispetto all’originale e in questo altro si colloca la presenza autorevole e carismatica di Massimo Venturiello per il doppio ruolo del dittatore e del barbiere ebreo. Di non marginale importanza poi la musica (colonna sonora e songs) di Germano Mazzocchetti, brechtianamente quasi una drammaturgia parallela al testo parlato. E se si parla di musica, è inutile dilungarsi troppo sulla presenza di una voce unica ed eccezionale come quella di Tosca, per il ruolo di Anna.
Giuseppe Marini





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