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martedì 21 novembre 2017

Spamalot - Il Musical, la recensione di Silvia Arosio


Il confine tra il demenziale e la genialità è spesso molto labile.

L’assurdo, che comunque è stato una forma di teatro in voga anni fa, spesso non è capito dal pubblico o messo in scena in modo totalmente gratuito e inutile.

Chiedete a un italiano medio chi siano i Monty Python e, sono convinta, non lo saprà.

I casi sono due.

O prima di andare al Teatro Nuovo, dove sarà in scena fino al 6 gennaio, a vedere SPAMALOT, vi documentate, cercando su Google chi siano i Monty Python o scartabellando su YouTube (c’è praticamente tutto lo spettacolo in inglese) oppure semplicemente date una ripassata al mood a cui in tutti questi anni ci ha abituato Elio, con le sue, ahimè, infrante Storie Tese e cose come “Ditemi perché se la mucca fa mu, il merlo non fa me”. Elio, insieme allo straordinario socio, Rocco Tanica, ed alle loro elucubrazioni musicali e testuali.

Altri, più avvezzi al Teatro, ma anche ad alcune gag televisive del primo Claudio Insegno con il fratello Pino, ripensino ad alcuni suoi spettacoli, come Shrek.

Solo lui poteva essere così pazzo da portare in Italia questo spettacolo, il regista delle controscene, delle faccette sullo sfondo che sanno richiamare l’attenzione, come per prenotare lo spettatore a rivedere lo spettacolo, per godere di tutto quello che possa sfuggire.

Il più irriverente ed ironico regista dell’attuale panorama italiano. E capace di farlo (il regista e l’ironico).

I cinefili si focalizzino su cose come Hellzapoppin', i meno affascinati film tipo Top Secret (che comunque era un musical) o L’aereo più pazzo del mondo, passando per una pellicola come L’Armata Brancaleone.

Perché anche qui, ci sono cavalieri e medioevo (il primo e secondo evo no).

Tutto questo e molto di più è Spamalot, di più perché è un musical in teatro, con tutti i sacri crismi, con orchestra dal vivo, ed un fior fiore di interpreti.

(FOTO IN PAGINA DI FEDERICO LAMASTRA [http://fotodiscena.it/spamalot-teatro-nuovo/])



Lo show è una scommessa vinta.

La prima vittoria di questo irriverente gioiello del teatro è stata sulla carta, proprio partendo dalla scelta del cast.
Ogni interprete è assolutamente in parte.

Elio è il Re Artù perfetto per questo testo. Se nella precedente “Famiglia Addams”, il mattatore musicale non era completamente nel suo ruolo, qui  È Re Artù. Come per Insegno, solo lui avrebbe potuto farlo, non riesco ad immaginare un’ironia così in nessun altro interprete, una mimica facciale, una “rigidità del corpo”, come si addice ad un vero re, dove solo il movimento delle braccia disegna una coreografia attualizzata e messa n scena dagli altri intorno a lui.
La voce tenorile è perfetta: sembra che il cammino di Elio e Le storie tese si sia portato a compimento qui, con tutto il suo bagaglio culturale e simil demenziale.

Ma attorno a lui, una corte di attori accattivanti, divertenti, numeri 1.


La protagonista femminile, PAMELA LACERENZA - La Dama Del Lago, è assolutamente simile anche fisicamente all’attrice americana (Sara Ramirez, conosciuta al grande pubblico per essere stata nel cast di Grey's Anatomy, vincitrice di un Tony Awards) ed è forte, brava, dolce, ma determinata e assolutamente “umana”.

Tutti i cavalieri sono quelli che non ti aspetti ed ognuno ha una personalità costruita addosso che non abbandona mai, non cede mai, ed è subito riconoscibile.

Divertitevi a scoprire chi sono, a partire dal biondocrinito ANDREA SPINA - Sir Galahad, anche lui proveniente da La Famiglia Addams, UMBERTO NOTO – Sir Robin, il "coraggioso", la dolcissima “ombra” di Re Artù, GIUSEPPE ORSILLO – Patsy, FILIPPO MUSENGA - Sir Bedevere, il flatulento, il Lurch della Famiglia Addams, THOMAS SANTU il maschio fino ad un certo punto Sir Lancillotto, irretito alfine da un incredibile LUIGI FIORENTI – Lo storico/Principe Herbert.

Ognuno andrebbe seguito battuta per battuta, mossa per mossa, una sgangherata gang di poveracci alla ricerca del Sacro Graal, con temi scottanti ed importanti da trovare, analizzare e valorizzare in sé e per il pubblico.

Si va al di là della satira: è puro non sense e risata.

Ogni attore entra ed esce da varie parti e non sempre si riesce a riconoscerli.

Con loro, un ensemble che balla, canta e recita, formato da Michela Delle Chiaie, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Simone De Rose (anche aiuto regia), Daniele Romano, Alfredo Simeone, Giovanni Zummo, che tutti insieme sono un altro protagonista forte dello show.

Ma Spamalot non è solo cast o regia perfetta, senza cedimenti o cali di energia.


L’adattamento era lo scoglio più temibile ed è stato abilmente aggirato con una maestria di autori di lunga data: non era facile portare lo humor inglese su un palco italiano.

Questa è la più importante Battaglia vinta e non solo a tavolino: alla luce dei riflettori, il cast si diverte e la gente ride. Il testo c’è ed è valido, su una trama semplice ma efficace.

Qualche parolaccia e qualche innocua caduta di stile, ampiamente introdotta all’inizio da una voce fuori campo, non possono scandalizzare, in una drammaturgia che scivola tra battute al fulmicotone e tante, tante citazioni da musical.

Si ride dall’inizio alla fine ed anche la mattina dopo. E riderete se ci ritornerete, come anche io ho intenzione di fare. Quella comicità in cui pensi: “Ma no, non sarà mica così”, ed invece sì.


E se il testo è stato perfettamente reso, con canzoni decisamente belle e metricamente perfette, le coreografie di Valeriano Longoni (Luca Spadaro, assistente alle coreografie), in parte riprese da quelle originali, ci strapperanno la risata vedendo prodi cavalieri ballare il tip tap.

Le scenografie, i costumi (scene: Giuliano Spinelli, Costumi: Lella Diaz, Luci, Alin Teodor Pop)
e le luci sono... comiche: rappresentano un altro elemento divertente e inaspettato dello spettacolo. Dal coniglio malvagio alle casette stilizzate sullo sfondo, tutto è “simpatico”.


Le scene, che per la maggior parte non sono come quelle originali, di uno spettacolo stanziale, sono quindi semplici ma funzionali e totalmente materiche.

E luci, spesso comandate dai personaggi in episodi metateatrali, sono ben studiate.

La voce di Dio è di uno dei più grandi doppiatori italiani e so che molti riconosceranno alcuni attori e personaggi Disney. Vi lascio con il dubbio. Leggete fino in fondo per scoprirlo (abile operazione di marketing).

Ultima ma non ultima, l’orchestracz di 10 elementi, diretta da un altro marchio di garanzia, Angelo Racz.
Non c’è nulla da dire, le note dal vivo avvolgono lo spettatore e se sono suonate ed arrangiate bene, sono un grande punto di forza: andreste a sentire un concerto in playback?



È musical, SPAMALOT. C’è tutto quello che vi aspettereste da un musical, ma rifrullato e riproposto come un grande varietà. E non c’è nessuno che ami così tanto una cosa come chi la prende in giro, con una cura maniacale e tanta professionalità.

Ma vi prego, non andate aspettandovi altro che questo: preparatevi prima, leggete e documentate, perché è uno spettacolo nuovo per l’Italia e, se noi addetti ai lavori ne siamo felicissimi, mi piacerebbe che lo foste anche voi.

C’è tutto, in Spamalot, al Teatro Nuovo di piazza San Babila, anche il sacro Graal.

The end.

STOP! ERRORE! REWIND.

C’è tutto, in Spamalot, al Teatro Nuovo di piazza San Babila, anche il sacro Graal.

Ah no. Non appare mai una delle evocate protagoniste? La Dama del Lago che chiede che ne è della sua parte?

Sbagliato. Manca la tavola molto molto rotonda.

Ps Se avete letto fino a qui, vi svelo che la voce di Dio è di Claudio Insegno.

Se non avete letto, non saprete mai che per punizione parlerò di questo con il coniglio malvagio.

BAND DAL VIVO:


Angelo Racz (Director/Tastiera 1)
Stefano Damiano (Tastiera 2)
Claudia Campolongo (Tastiera 3)
Ezio Allevi (Reed 1)
Alessio Zanovello (Reed 2)
Marcello Ronchi (Tromba)
Pietro Spina (Trombone)
Luca Bettolini (Chitarra)
Daniele Catalucci (Basso)
Marco Campagna (Batteria)









CONCLUDIAMO L'ARTICOLO CON LA CARTELLA STAMPA E SOTTO LE FOTO DI LUCA VANTUSSO.



#spamalot
#elio #teatronuovo

Curtain call di Sara Buonocore.









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