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lunedì 13 novembre 2017

Emilio Solfrizzi Il Borghese Gentiluomo: recensione e curtain call al Carcano di Milano


Attenzione! Messaggio per tutti coloro che pensano che il musical non sia teatro.

Scoop: Il borghese gentiluomo (Le Bourgeois gentilhomme) è una Comédie-ballet in V atti, del drammaturgo francese Molière, con le musiche di Jean-Baptiste Lully e coreografie di Pierre Beauchamp (dal tanto bistrattato Wikipedia). 

Ebbene sì.

Nei classici, anche se non in tutti, si ballava e si cantava. Shakespeare ne è un altro esempio.
E questa messa in scena con la regia di Armando Pugliese, non si scosta da questa regola.

Un classico, questo Borghese, non per niente messo in scena in uno dei baluardi della prosa a Milano, il Carcano.

Teatro che diventa un piacere per gli occhi e, soprattutto, per la mente.

E se in questa recensione, in prosa, potrò sottolineare alcuni aspetti, non mancate di andare a vederlo, per scoprire quello che ognuno di noi può ritrovare in un teatro fatto bene, vivibile solo di persona, nel buio di una sala.

Emilio Solfrizzi è il capocomico: un grande attore, tragico e non, che sa attirare intorno a sé, come un pianeta dalla grande forza di gravità, un gruppo di attori preparati e bene assortiti, in tutti gli spettacoli che porta in giro, come è successo l’anno scorso in Sarto Per Signora.


Con Armando Pugliese, alla regia, hanno fatto un ottimo lavoro.

Facile, direte voi, partendo da un testo perfetto come quello di Molière.

No. Non è assolutamente scontato, anzi. Si corre sempre il rischio di volere attualizzare, modificare e modernizzare i classici.
Perché, quando un testo come questo è già assolutamente attuale?
Un classico sulla carta comporta già tutte le specifiche per essere rappresentato in ogni epoca: forse questo Molière non lo sapeva, ma anche la messa in scena di Erretiteateatro30 riesce a ri-dargli vita come se fosse stato scritto ieri.

Qualche giacca moderna. Qualche frizzo e lazzo attuale qua e là. Ma niente di più.
Una scenografia che diventa il non luogo dove tutto accade, sbarre alle finestre, non solo per difendere un capitale, ma una gabbia dalla quale Monsieur Jourdain vorrebbe evadere.
Elevarsi, meglio. Tendere all’alto, come la più gotica chiesa parigina, ma non solo in senso nobiliare, crescere come uomo, come mente. Come anima.
Fatti non foste per vivere come bruti.


E’ questa la dolcezza del buffissimo protagonista: è per questo che non si rende antipatico, per questo siamo dalla sua parte.

E se la sua praticissima moglie, la brava Anita Bartolucci, non comprende fino in fondo la sua voglia di cambiare, la sua domestica Nicole (Lisa Galantini) è l’unica che, come il bambino de Il vestito nuovo dell’Imperatore, gli ride “sfacciatamente in faccia”, arride ai suoi goffi tentativi, è il grillo parlante che gli sbatte in faccia la verità.
Allora a che servono i maestri di cui si circonda? Il Maestro di scherma o quello di filosofia? Oppure il Maestro di ballo?

Tutti leccapiedi mutaforma (che, tra l’altro, avranno vari ruol
i nello spettacolo), pronti a modulare la loro proposta formativa sulla ignoranza di base dell’alunno.
Il Borghese di Solfrizzi è un puro, ascolta tutti ed è desideroso di imparare, “Se i nobili lo fanno allora lo devo fare pur’io!”, senza rendersi conto che la cultura e la bellezza forse non sono tutti nella nobiltà a cui anela, come si scopre nei personaggi dell’”amico” conte (Fabrizio Contri) o nella marchesa Dorimène (Lydia Giordano), vedova di alto rango, con modi e allure più da peripatetica.
Una prosa senza microfono, che arriva in fondo alla sala, arricchita da pezzi musicali su basi registrate, ma ben interpretati e ben coreografati, con testi italiani più brillanti che in alcuni musical, passando da scene bucoliche, al trionfo pacchiano alla turca del gran finale, un fuoco artificiale di bagordi orgiastici, in cui il puro di anima si trova invischiato, senza capire nemmeno allora che intorno a lui tutto è faceto, tutto è commedia.

Forse la purezza del personaggio di Solfrizzi lo differenzia dagli arrampicatori sociali di oggi e di sempre: l’archetipo del borghese di Molière è qui spartito e diluito nei vari “attori” della “reggia” di Monsieur Jourdain, quelli che all’inizio aprono il sipario, come il Maestro di Canto (Nico di Crescenzo) ed il Maestro di Ballo (Elisabetta Mandalari), desiderando fama e soldi, alla corte del signorotto di turno.
Quello che nobile non è, ma lo è di animo.

Mai un calo di ritmo, interpreti che entrano uno sull’altro con tempi comici perfetti, ogni spazio usato, luci ben disegnate, costumi ricchi e ben fatti.
Cosa manca a questo classico per essere un successo?

Nulla, vista anche la risposta di pubblico che sta rispondendo numeroso, non solo al Carcano, ma in tutta Italia.
E noi, a teatro, possiamo ritrovare il presente ed il passato, meravigliandoci, forse, di come l’essere umano, in fondo non cambi mai.
Grazie ancora una volta ad Emilio Solfrizzi, alla regia, e a tutti gli attori in scena.
Grazie, permettetemi, a Molière.



Il Borghese Gentiluomo di Moliere regia di Armando Pugliese Erretiteateatro30 EMILIO SOLFRIZZI - Monsieur Jordain, borghese ANITA BARTOLUCCI - Madame Jourdain, sua moglie VIVIANA ALTIERI - Lucilla, figlia di M. Jourdain e allieva musicista LISA GALANTINI - Nicole, serva ROBERTO TURCHETTA - Cleonte, innamorato di Lucilla e maestro di scherma CRISTIANO DESSI' - Coviello, servitore di Cleonte e allievo musicista FABRIZIO CONTRI - Dorante, conte amante di Dorimène LYDIA GIORDANO - Dorimène, marchesa e allieva musicista NICO DI CRESCENZO - Maestro di musica, Fauno, aiutante del sarto. ELISABETTA MANDALARI - Maestro di ballo e aiutante del sarto GIOVANNI ARGANTE- Maestro di filosofia e un Muftì

AL TEATRO CARCANO FINO AL 19 NOVEMBRE

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