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sabato 14 settembre 2019
Il suono e la parola al Teatro Elfo Puccini
Vi propongo Il suono e la parola al Teatro Elfo Puccini il 24 settembre alle ore 21. Giulia Lazzarini donerà la sua voce alle parole di Delio Tessa; Enrico Intra le racconterà al pianoforte, mentre, Alex Stangoni ne sottolineerà la musicalità improvvisando e creando in diretta nuove sonorità.Lo spettacolo, prodotto dal Teatro LabArca di Milano, è diretto da Egidio Bertazzoni.
Delio Tessa, uno dei più grandi poeti del ‘900, ignorato dalla critica, ma assai stimato e apprezzato da Pier Paolo Pasolini, Franco Fortini, Giovanni Raboni, verrà fatto rivivere, sul palco, da tre grandi artisti.
Giulia Lazzarini leggerà liriche e brani in prosa, in milanese e italiano, Enrico Intra le racconterà al pianoforte, mentre, Alex Stangoni ne sottolineerà la musicalità, improvvisando, manipolando e creando in diretta, live
electronics , nuove sonorità.
Tessa scriveva nella lingua della sua città, il milanese, ma non per questo può essere considerato un “poeta dialettale”: la costruzione del testo, il ritmo, l’ispirazione che coglie l’angoscia più segreta e nascosta dei nostri tempi, la sua consistenza stilistica ed espressiva ne fanno un autore straordinario, assolutamente unico nel panorama letterario del secolo scorso, che bisogna riproporre, soprattutto in questo anno in cui ricorre il centenario della sua morte (1939).
Antifascista conservatore, offeso più dalla rozzezza e dalla volgarità del regime che dalla sua politica totalitaria e imperialista (di cui comunque coglie perfettamente gli aspetti tragico/grotteschi). Tessa tenta di rifugiarsi nel passato e nel ricordo, ma la sua ispirazione lo spinge a ricercare dietro quegli spigoli di passato le trasformazioni della città (i colori bruni e cupi della Milano industriale, le brutte case, la follia) e a prefigurare il mondo che verrà (i sogni, le visioni oniriche, il montaggio cinematografico, le onomatopee meccaniche) quasi che proprio quel passato nasconda in sé i germi del futuro che verrà.
Perciò il poeta, che sembra trarre ispirazione dal più classico bozzettismo dialettale, si rivela uno degli interpreti più acuti e lungimiranti della tragedia del ‘900. L’angoscia, l’alienazione, l’umanità ridotta a uno sciame di api impazzite, la meccanizzazione della vita, e anche – va detto – il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa (allora solo radio e cinematografo), l’isolamento e la solitudine dell’uomo contemporaneo.
La modernità di Delio Tessa è folgorante.
Come restituire tutto questo in uno spettacolo?
Con suoni e parole, appunto, non già un recital di poesie, quanto un’interpretazione sonora (musica e testi) della sua poesia.
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