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mercoledì 14 ottobre 2020

PICCOLO TEATRO DI MILANO, fino al 18 ottobre Tu es libre


Ancora in scena, fino al 18 ottobre, al PICCOLO TEATRO DI MILANO, TU ES LIBRE di Francesca Garolla, regia di Renzo Martinelli con Viola Graziosi, Paolo Lorimer, Maria Caggianelli, Francesca Garolla.

Una giovane donna francese parte per la Siria, unendosi a gruppi di combattenti. Una scelta che destabilizza la vita di chi rimane in patria, i genitori, un innamorato, un’amica: tutti cercano di capire cosa ha spinto la ragazza a una decisione così lontana dall’etica e dalla morale occidentali. 

TU ES LIBRE

di Francesca Garolla

Regia Renzo Martinelli

Con Viola Graziosi, Paolo Lorimer, Maria Caggianelli, Francesca Garolla

Produzione Teatro i

PICCOLO TEATRO DI MILANO – 9/18 OTTOBRE 2020


Lo spettacolo è stato realizzato con il sostegno di Fabulamundi Playwriting Europe – Beyond Borders?

Il testo edito da Cue Press (2017), finalista al Premio Riccione è stato segnalato tra i migliori testi di drammaturgia contemporanea dalla Comédie-Française.


La trama

Una giovane donna francese parte per la Siria, unendosi a gruppi di combattenti. Una scelta che destabilizza la vita di chi rimane in patria, i genitori, un innamorato, un’amica: tutti cercano di capire cosa ha spinto la ragazza a una decisione così lontana dall’etica e dalla morale occidentali.



Viola Graziosi interpreta la Madre, personaggio centrale della vicenda in quanto legato visceralmente alle cause e alle conseguenze della scelta di sua figlia.


La domanda

Che cosa spinge una ragazza di 18/20 anni a compiere qualcosa di assolutamente inconcepibile e inimmaginabile per noi occidentali?

Questa è la domanda che i personaggi e gli spettatori si pongono durante lo spettacolo. Haner è ragazza di una buona famiglia francese, una famiglia normale…un giorno arriva a casa con indosso un velo, e una mattina inspiegabilmente all’alba parte per la Siria, senza dire perché.


Interpretare una madre del XXIe secolo

Dopo aver interpretato lo scorso anno Chris MacNeil, la madre della bambina indiavolata, nella versione teatrale de L’Esorcista tratta dal romanzo di Blatty, Viola Graziosi si confronta nuovamente con un personaggio di madre messo di fronte a grosse difficolta. Questa volta sua figlia diventa una possibile terrorista.


Viola:

Avere figli oggi

“Io non ho figli…e meno male! (ride) Le madri che interpreto sono messe fortemente sotto pressione e in grande difficoltà. Ovviamente scherzo, il mio non avere figli non è una scelta totale ma parziale, nel senso che da un lato i figli non vengono, e dall’altro non riesco a…andarli a cercare. Oggi chi davvero vuole un figlio può ricorrere a vari metodi. Ma si può “volere” un figlio? Io e mio marito, anche se legati da un fortissimo amore, non ce la sentiamo. Lui però ha già una figlia, io no. E per una donna è un’esperienza importante quella della maternità, ancor di più in un paese come l’Italia che ha un retaggio fortemente cattolico…eppure sarà perché sono cresciuta all’estero, non lo ritengo un’esperienza obbligatoria.

A un certo punto la donna fa un figlio e tante cose le vengono meno…diciamo che molte portano comunque avanti la carriera, ma non è facile, ci vogliono delle condizioni che aiutino, dei genitori che facciano i nonni ad esempio, o un lavoro che sia abbastanza stabile e molto ben retribuito…insomma nel mio caso non me la sento profondamente dentro di me, e già sento a volte i commenti fuori di me del tipo… “se non hai figli sei un’egoista che pensa solo a sé”…ma forse sapersi occupare di sé, stare bene, trarre il meglio dal proprio potenziale a livello umano, non è poco. Non è scontato vivere bene. Per me è qualcosa che si impara. È una pratica quotidiana, come l’amore. E mettere al mondo dei figli è una grande responsabilità e forse non proprio tutti sono “idonei” a farlo…e lo dico con grandissimo rispetto per i genitori perché oggi è una cosa complicatissima.


Il mio personaggio nella commedia: l’Origine del male

Il mio personaggio non ha nome si chiama MADRE. Francesca Garolla non ci racconta la storia di questa madre, la sua psicologia, proprio perché non vuole fare del testo un’analisi freudiana delle “cause” che spingono Haner a una scelta del genere. Siamo delle figure, come in Pirandello, siamo dichiaratamente delle funzioni, dei personaggi, anche perché l’autrice stessa è in scena. Eppure, le identità sono disegnate in modo molto sottile. La madre di Haner è una donna indipendente, moderna, che lavora, che si cura di sé, una donna di media borghesia, madre attenta e moglie amorevole, ma non soffocante né soffocata, molto femminile, e forse anzi sicuramente qualcosa le sfugge, non si accorge, non vede i segni che precedono un cambiamento…sai quando dici: perché non l’ho visto, non l’ho capito…nel lavorare il personaggio ho pensato a un figlio che si fosse suicidato. A qualcosa che non puoi spiegarti e di cui come madre ti senti fortemente responsabile, ce l’avevi sotto gli occhi l’origine di quello che è accaduto. Forse l’idea della kamikaze è ancora peggio perché è un suicidio che coinvolge altre vittime innocenti. È il male esercitato sul prossimo. E una madre in quanto tale è parte dell’origine di questo “seme” che appartiene alla natura, forse? Non lo so…perché si compie il male? Lo si fa in modo cosciente, o si pensa di compiere in qualche modo il bene? In questo senso è una follia?


Trovo interessante che Francesca non si sia ispirata a un fatto di cronaca (anche se ahimè ce ne sono) ma a qualcosa di dichiaratamente finto. È il gioco del teatro, un po’ come una esperienza di laboratorio con ingredienti che uniti generano delle reazioni che possiamo osservare, come materia di studio, sotto la lente di ingrandimento che è il teatro.

I personaggi “interrogati”

Tutti i personaggi sono come dentro a un grande interrogatorio. E fanno delle dichiarazioni che vengono registrate. La madre ha un doppio binario molto interessante. Da un lato rinnega l’accaduto e quindi rimane attaccata a prima, al ricordo di Haner come la vuole, la “sua” Haner. Non vuole toccare nulla nella sua stanza, e si attacca alla speranza che possa rientrare e che tutto possa tornare come prima.

Dall’altra parte è colei che ha un segreto e che lo nasconde. E quindi non dice tutta la verità. La madre mente. Tutti i personaggi sanno più di quello che dicono, tutti mentono e tutti sono in parte colpevoli. Lei però in quanto madre nel “secondo binario” accetta e partecipa senza giudizio all’azione della figlia, la com-prende, la prende con sé, infatti una delle scene centrali dello spettacolo è una sorta di (reale, immaginaria?) ricongiunzione tra Haner e la madre, come in una sorta di “Pietà” dalla quale lei, diventata grande, si stacca per compiere autonomamente e “liberamente” le proprie azioni.


Cosa vuol dire per una madre lasciare che un figlio si stacchi e proceda in modo libero?

Cosa vuol dire per ciascuno di noi essere e dare valore alla propria libertà?

Qual è la responsabilità di ciascun individuo rispetto al prossimo?


È un testo bellissimo dove tutti i personaggi sono scandagliati con grande acutezza in una sorta di radiografia non giudicante ma amorevole e comprensiva delle nostre anime e di ciò che siamo nel bene e nel male.

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