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venerdì 8 febbraio 2013

Moby Dick, poema del mare e della mia anima immortale: in scena a Bari


Al teatro Forma di Bari, domani alle ore 21 e domenica alle ore 18, avrebbe dovuto andare in scena Moby Dick, poema del mare e della mia anima immortale.

Assistente alla regia, Giuseppe Vitale, ora in tv con Tutta la musica del cuore su Rai Uno.

Mi segnalano ora che uno degli attori si è ammalato e quindi le repliche sono sospese!
Attendiamo altre date!
Moby Dick, poema del mare e della mia anima immortale.
di Francesco Niccolini
da “Moby Dick or the Whale” di Herman Melville
scene, costumi, luci e regia Enzo Toma
con Elisa Barucchieri, Giancarlo Luce e Totò Onnis
musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Giancarlo Pagliara
assistenti alla regia Francesco Ocelli e Giuseppe Vitale
cura della produzione Francesca Vetrano
una produzione Maccabeteatro

Un romanzo di cinquecento pagine ridotto a meno di quaranta.
Più di un milione di caratteri distillati a quarantamila.


L'orizzonte marino del capolavoro melvilliano tramutato in un abisso, e la prosa larga ed enciclopedica diventa un verso asciutto, impietoso e scabro, che non può permettersi nemmeno la commozione, non può godere di nulla, se non dell'immensità del mare e del mistero che regge ogni destino.


Questo Moby Dick si incarna in un poema shakespeariano: immerso nella Bibbia e nel salso del mare, ne esce carico di tragicità, con tanto di maledizione e di profezia, e un fato irrimediabile dal primo istante, dal primo salpare, dalla prima apparizione dello spettro del capitano Achab, un po' Macbeth e un po' Lear, che non può far altro che correre verso il proprio destino di morte distruzione e immortalità.


Sotto un cielo bellissimo e silenzioso, sopra una mare mostruoso e incantevole: entrambi indifferenti alle ridicole scelte degli umani che si arrabattano colmi d'ansia, convinti di lasciare un segno su questo pianetino periferico, e che finiscono con l'essere inghiottiti e ridotti a niente. Eppure, in questo “niente”, in questa esagerata foga d'attore posseduto da chissà quale dèmone, quanta poesia, e quanta crudele bellezza.
(Francesco Niccolini)


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