Come vi avevo annunciato qualche giorno fa, sta per debuttare in teatro Il Grande Dittatore, con Massimo Venturiello e Tosca.
Ho avuto il piacere di intervistare per voi i due protagonisti ed oggi iniziamo proprio con Massimo Venturiello, che curerà la regia insieme a Giuseppe Marini ed avrà il doppio ruolo del barbiere e del dittatore.
Una bella analisi dell'operazione, da ascoltare nella prossima pagina.
Domani mattina, Tosca.
La produzione è della Società per Attori di Roma in collaborazione con la Consultinvest Investimenti Sim di Milano. Ortomagico Musical cura l'organizzazione.
Qui tutte le info della società di produzione: http://www.societaperattori.it/prossimamenteintournee/il-grande-dittatore/
Dopo il debutto in prima nazionale ed esclusiva mondiale a Fermo dell'11 di aprile, lo spettacolo andrà al Teatro Stabile di Genova (DAL 14 AL 19 APRILE).
Interpreti
Massimo Venturiello
Tosca
Lalo Cibelli
Camillo Grassi
Franco Silvestri
Gigi Palla
Gennaro Cuomo
Pamela Scarponi
Nico Di Crescenzo
Alessandro Aiello
con Massimo Venturiello e Tosca
cast da definire
musiche Germano Mazzocchetti   scene Alessandro Chiti
regia Giuseppe Marini, Massimo Venturiello
Sono passati più di settant’anni da  quando Charlie un Chaplin, nel  1940, scrisse, diresse e interpretò il  suo primo film parlato, “Il  grande dittatore”, geniale e pungente satira  antinazista realizzata  quando le armate del Terzo Reich avevano ormai  soggiogato l’intera  Europa. Da allora, il mondo è cambiato, noi siamo  profondamente diversi  e così anche l’assetto politico del mondo. Eppure  la realtà  contemporanea presenta strane e inquietanti analogie. Una  crisi  economica che ricorda quella del ’29, il crollo delle banche,   l’inflazione, la disoccupazione e la depressione. L’incredibile   attualità de “Il grande dittatore” risplende ancora oggi come un vero e   proprio inno alla libertà, all’amore e alla speranza, come fulgido   esempio di coscienza
impegnata, di denuncia politica e di condanna verso   ogni forma di sopruso.
Potrebbe sembrare un’idea presuntuosa  decidere di confrontarsi con un  progetto di questa portata. Ciò che mi  tranquillizza è il fatto che il  Teatro, quello vero, non insegue  paragoni, ma è materia viva, creativa,  e questo lo distingue da  qualsiasi altra forma artistica. C’è da  tremare di fronte al genio di  Chaplin allo stesso modo con cui c’è da  tremare di fronte al genio di  Shakespeare; l’approccio, a mio avviso,  deve essere lo stesso. Forse la  domanda più spinosa è “come”  interpretare un ruolo, anzi due, che sono  diventati un’icona del  talento e della mimica chapliniana. Anche in  questo il Teatro mi viene  in aiuto. Ho sempre creduto che uno dei  compiti dell’attore sia quello  di “ascoltare”; le parole dei tuoi  interlocutori danno vita alle tue,  le azioni degli altri in qualche modo  determinano le tue e ciò che  accade in scena sarà quindi il risultato  di queste relazioni. In questo  senso il nostro spettacolo sarà “altro”  rispetto alla versione  cinematografica. È invece fondamentale mantenere  l’ironia, il sarcasmo e  l’irresistibile comicità di un’opera in cui la  musica, composta per  l’occasione da Germano Mazzocchetti, e le parti  cantate, impreziosite  dalla presenza di un’artista come Tosca, saranno  grandi protagonisti.
Massimo Venturiello
Un teatro in cui non si deve ridere è un teatro in cui si deve ridere
Brecht, Scritti teatrali, II
Brecht, Scritti teatrali, II
La Storia ci ha insegnato che ogni  regime dittatoriale si avvale di una  precisa e spiccata teatralità per  imporsi e radicarsi. Teatralità di  costumi, simboli, gesti, idiomi e il  capolavoro chapliniano vuole  essere, a mio avviso, una profonda  meditazione sulla connessione,  sempre perniciosa, poco affidabile e oggi  più che mai di  incontrovertibile attualità, fra teatralità e politica.  Chaplin ne Il  grande dittatore, il suo primo film parlato col quale dà  l’addio alla  maschera di Charlot, parodizza l’aberrazione nazista  mettendola in  ridicolo. In ambito teatrale e nello stesso periodo  l’avventura  brechtiana, con l’elaborazione di strumenti concettuali –  straniamento –  come modo di partecipazione critica al mondo della  Storia, produceva  Terrore e miseria del Terzo Reich e La resistibile  ascesa di Arturo Ui.  Il nesso tra Chaplin e Brecht è dunque per me molto  stimolante e  troverà un riscontro in ambito registico nella  realizzazione dello  spettacolo che, come ogni trasposizione teatrale da  un’opera  cinematografica, prevede irrinunciabili tradimenti, ovvero  delle  “scelte” e ambisce ad essere altro rispetto all’originale e in  questo  altro si colloca la presenza autorevole e carismatica di Massimo   Venturiello per il doppio ruolo del dittatore e del barbiere ebreo. Di   non marginale importanza poi la musica (colonna sonora e songs) di   Germano Mazzocchetti, brechtianamente quasi una drammaturgia parallela   al testo parlato. E se si parla di musica, è inutile dilungarsi troppo   sulla presenza di una voce unica ed eccezionale come quella di Tosca,   per il ruolo di Anna.
Giuseppe Marini
 

 
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