Ancora in scena, al Teatro Manzoni di Milano (13 - 30 ottobre 2016; info e biglietti: http://bit.ly/SartoperSignora), SARTO PER SIGNORA di Georges Feydeau.
Lo spettacolo vede come protagonista Emilio Solfrizzi (in scena con Viviana Altieri, Anita Bartolucci, Barbara Bedrina, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Simone Luglio, Elisabetta Mandalari), per la regia di Valerio Binasco, che cura anche la traduzione e l'adattamento teatrale.
In questo post, vi propongo il servizio tv, andato in onda venerdì scorso su Lombardia Sat Sky 908.
Ringrazio Roberta Menegon per la realizzazione del programma.
QUI LA MIA RECENSIONE ED IL CURTAIN CALL DELLA PRIMA MILANESE
SOTTO, IL SERVIZIO TV
E SOTTO, I VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA
"E’ talmente pura l’arte comica di Feydeau, che molti miei colleghi ne restano imbarazzati. Io invece ritengo Feydeau uno dei più grandi autori del mondo. Il fatto, poi, che abbia scritto soltanto esilaranti commedie di situazione, che già alla sola lettura fanno ridere perché stimolano irresistibilmente l’immaginazione scenica, lo colloca nel ristretto numero degli autori teatrali ‘puri’, che non fanno letteratura, ma grande Teatro. C’è una poesia tutta speciale, nell’arte di far ridere. Ed è la poesia dei ‘caratteri’. Dell’umanità stramba. Che si ficca in situazioni impossibili, e ne esce all’ultimo secondo con un impossibile balzo.
E’ il balzo che tutti vorremmo saper fare. Lo sguardo di Feydeau sui temi più importanti della vita (come l’amore, il matrimonio, il successo sociale) è talmente immorale e superficiale, che sembra riscattare beffardamente la pesantezza della vita. Ha fatto scandalo ai suoi tempi, e in modo diverso continua a farlo. Un tempo era uno scandalo legato ad eccessive libertà sessuali. Oggi lo scandalo è intimo, quasi ideologico, e deriva non più dalla sua immorale superficialità, ma dalla sua capacità di suggerire un senso della vita talmente lieve e godibile, da farci desiderare di essere immuni da ogni peso, da ogni responsabilità, come tutti i suoi personaggi, del tutto immuni da qualsiasi senso di colpa.
E’ un poeta capace di creare esseri senza peso, immersi in situazioni pesantissime. Questa leggerezza gli viene dal teatro dei burattini, e mi sembra che sia una magnifica eredità, che tutti i teatranti dovrebbero prima o poi condividere. E’ un poeta del comico del tutto libero da qualsiasi tentazione intellettualistica. Impressiona il fatto che il ‘suo’ teatro sia fiorito – con grandioso successo di pubblico – nell’epoca dei grandi concettualismi, di tutti gli ‘ismi’ possibili. Nell’epoca che si preparava alla guerra, il teatro reclamava un posto importante nella società, e si trasformava in letteratura. Feydeau invece si rivolge agli attori e al pubblico. Scrive un teatro che necessita solo di un palcoscenico e di grandi interpreti. Interpreti che sappiano essere ‘grandi’ come i burattini del Guignol.
E che se ne freghino di tutto il resto. Sono onorato di dirigere questo capolavoro della leggerezza, e di poterlo fare con un ensemble di attori come questo. Come spesso accade, tra le righe di un capolavoro di leggerezza, ci sono poi tanti livelli da esplorare. Quello più impressionante, per me, è la cura che questo grande scrittore dedicava a tutti i dettagli del comico. È una macchina che scorre velocissima, la sua, ma il meccanismo è delicato e minuzioso. Bisognerà stare attenti a non trascurare nemmeno il rumore della maniglia di una porta, perché è ‘pensato’ per contribuire a quella sinfonia perfetta che sono i suoi copioni. Occorre molta delicatezza, e molta leggerezza d’animo, per accostarsi a una scrittura come questa. Il regista deve trasformarsi in una specie di direttore d’orchestra, attento ad ogni minimo strumento. Ma così è, quando si incontra il grande teatro scritto per il palcoscenico e per gli attori. L’unico teatro capace di creare pura gioia".
Valerio Binasco – settembre 2014
"Scambi d’identità, sotterfugi, equivoci, amori segreti sono gli elementi base per questo divertente vaudeville. La commedia è ambientata a Parigi e narra del dottor Molineaux, fresco di matrimonio ma dai dubbi comportamenti coniugali. Il protagonista in questione, infatti, avendo un animo libertino, tradisce la moglie con un’avvenente signora, e per poter incontrare la sua amante senza destare alcun sospetto si finge sarto, creando così una serie di simpatiche ed esilaranti gag che coinvolgono tutti i protagonisti della piéce. Una comicità amplificata dal virtuosismo tecnico dell’autore capace di assommare colpi di scena comici ed equivoci con la precisione di un chirurgo. I personaggi dell’ opera sono quelli tipici della commedia degli equivoci. E in effetti, in “Sarto per signora” le incomprensioni, casuali e volute, non mancano di certo. Feydeau preparava i suoi testi secondo schemi geometrici in cui le uscite e le entrate, gli incontri impossibili, le false scoperte, i rimandi e le coincidenze, disegnavano figure impeccabili. Il suo gioco di agnizioni, però, i congegni comici, si rivelavano strutture costruite appositamente per riempire il vuoto di valori di una società borghese fondata solo sull’apparenza.
La follia catastrofica senza senso rivelava alla fine sulla scena un crollo totale dei valori. L’attualità di questo commediografo francese, sta nel fatto che il pubblico di oggi, rivedendo i suoi vaudevilles, non li considera affatto come figli di un’epoca determinata, passata e superata, ma coglie in essi una relazione con il presente e con la società attuale. Nelle sue opere, dove la parabola degli equivoci porta quasi ad un’assurda comicità tragica, vi è la chiave per capire molto teatro contemporaneo, le logiche conseguenze, i contraltari, le appendici deliranti, i commenti, i corollari, in autori fra i più disparati come Cechov, Wedekind, Beckett, lonesco, e Brecht stesso (in “Nozze piccolo borghesi”).
In “Sarto per signora” c’è già tutto l’estro e lo stile di Feydeau: la trama è basata sul classico triangolo adulterino: lui, lei, l’altro o l’altra, ma soprattutto, quello che non manca mai, è la concentrazione di tutti i personaggi in un solo luogo, dove si incontrano tutti quelli che non si sarebbero mai dovuti incontrare: mariti, mogli, amanti, amanti dei mariti, amanti delle mogli. La sua produzione di opere, tutte da ridere, è uno specchio deformato del suo tempo: la Bella Epoque, di quel periodo privo di preoccupazioni, e che sfociò, poi, tragicamente, nella Grande Guerra. Al centro di molte opere di Feydeau c’è la coppia coniugale, in cui si consumano tradimenti, ipocrisie e malintesi. L’irresistibile comicità di Feydeau nasce dal dialogo serrato e dalle battute brevi e pungenti dei personaggi, ma anche dalle situazioni irreali che derivano da equivoci e malintesi.
Anche in “Sarto per signora”, il bugiardo Dott. Moulineaux prima si
giustifica con delle scuse con la moglie Yvonne per aver passato la notte fuori casa, poi cerca di tradirla con Susanna, la moglie del generale Aubin: le dà appuntamento in un dismesso atelier sartoriale che gli è stato affidato da un amico, Bassinet, per le sue scappatelle e, a causa di una porta che non si chiude, i due amanti vengono scoperti. A Moulineaux non rimane altro che fingersi sarto con conseguente inizio di una serie di episodi paradossali che sono portati avanti fino alle estreme conseguenze.
Il meglio della commedia francese dopo Moliére: torna sulla scena la prima piéce di Georges Feydeau.
E’ uno spettacolo prodotto da Roberto Toni per ErreTiTeatro30
Al TEATRO MANZONI dal 13 al 30 ottobre 2016
ORARI: feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30
BIGLIETTI: Poltronissima Prestige € 35,00 - Poltronissima € 32,00 - Poltrona € 23,00
Poltronissima under26 € 15,00
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