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domenica 6 settembre 2020

Claudio Meloni: un ricordo del coreografo e regista romano



Ricevo per pubblicazione questo ricordo di Claudio Meloni, coreografo e regista romano che ci ha lasciati a gennaio dello scorso anno. 

Il 6 settembre sarebbe stato il suo 62esimo compleanno.


“Ci sono persone che lasciano un segno indelebile nella nostra vita, nella nostra anima. 

Claudio Meloni è sicuramente una di queste. 

40 anni di carriera non sono semplici da riassumere in un articolo, ma per chi l’ha conosciuto, ci ha lavorato, ballato, o anche solo trascorso un pomeriggio a parlare di arte, sa che il suo amore per l’arte e la dedizione per il suo lavoro lo hanno portato ad essere un Maestro, un danzatore, un coreografo, un regista ricercato e stimato. Abbiamo deciso di condividere un suo pensiero sul lavoro dell’Artista, scritto da un Artista che continua ad essere presente.

 

“Non pensare ad un fine pratico né estetico: il nostro lavoro è paragonabile a un tirocinio della coscienza. 

Non si danza per eseguire movimenti fatti bene ma perché la coscienza si accordi armoniosamente all’inconscio. La tecnica va superata così che tutto ció che si è appreso diventi un’arte inappresa che sorga spontaneamente dall’inconscio. 

Ogni rappresentazione per il danzatore deve essere una nuova scoperta emotiva che va vissuta a pieno e al momento, e lo spettatore deve restarne totalmente coinvolto sia a livello conscio che inconscio. 

Perché il pubblico prova emozioni? Perché in Don Bosco il Musical il pubblico è rimasto coinvolto emotivamente? Proprio per questo. Perché c’era una continua scoperta emotiva e l’assenza di semplici coreografie fatte di soli passi che avrebbero rischiato di renderlo uno spettacolo normale.

Danzatore e movimento non hanno come bersaglio o punto di arrivo il pubblico, ma devono diventare un tutt’uno, una sola realtà. Danzatore e Pubblico non sono Entità contrapposte. 

Nel nostro modo di concepire, artista e pubblico devono appartenere ad un unico "mondo". 

E Il pubblico è nostro, è con noi, siamo noi.

L’artista non deve dimostrare qualcosa a qualcuno, colpire qualcuno. Questa condizione di “inconsapevolezza” si raggiunge solo se si è perfettamente liberi e distaccati da sé, se la scoperta emotiva diventa un tutt’uno con la perfezione tecnica e il virtuosismo. 

È come se ci fosse ogni volta, in ogni momento, compreso lo spettacolo, una sorta di intuizione continua. 

Ogni volta è un’esperienza per percezione diretta."

Claudio Meloni – 13/12/2015

 

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