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giovedì 23 novembre 2023

Briciole: Stefania Paternò ci parla del suo percorso contro la violenza sulle donne

ph RICCARDO SARTI


Quello che fa più male è rendersi conto di avere amato una persona che, in realtà non è mai esistita. (Anonimo)

Quante volte mi hai dato dell’egoista perché ho scelto di non annullare i miei bisogni rassegnandomi al tuo egoismo. (Massimo Bisotti)

Non può esserci un Dio perché, se ce ne fosse uno, non crederei che non sia io. (F.Nietzsche)

Innamorati di chi ha colto in te un’opportunità senza abusare delle tue fragilità. (Stefania Vitelli)

Avevamo un sacco di cose in comune, io lo amavo e lui amava sé stesso. (Shelley Winters)

Per ridere veramente, devi essere in grado di sopportare il tuo dolore e giocare con esso. (Charlie Chaplin)

"Penso che non ci sia modo migliore che comunicare un dolore attraverso la risata, in modo da poterlo comprendere ancora più in profondità per poi attuare un distacco e liberarsene. E così tra una risata e una lacrima, una canzone ed un’altra risultando un vero e proprio One Woman Show, si viene catapultati dentro il mondo della protagonista, un mondo variopinto, ricco di colpi di scena e profonde riflessioni sulla sua vita" (Stefania Paternò)

Stefania Paternò, con il suo spettacolo Briciole, gira l’Italia per parlare di violenza fisica e psicologica.

Briciole è un monologo brillante che pone l’attenzione sulle relazioni tossiche e in modo particolare sul narcisismo patologico. Lo spettacolo nasce con l’intento di far sorridere il pubblico e di fargli esorcizzare un dolore attraverso il sorriso. Ne parliamo direttamente con la protagonista.

Stefania, hai dichiarato che non c’è modo migliore che comunicare un dolore attraverso la risata. Perché?

R. Perché attraverso la risata si riesce a mostrare il lato più divertente del dolore, in modo da poterlo esorcizzare e poterlo vivere con maggiore distacco. Amo  molto questo linguaggio comunicativo, ho sempre affrontato i miei drammi con una giusta dose di autoironia, per cercare di alleggerirli e affrontarli con maggiore lucidità, ovviamente non è sempre possibile, tante volte la vita ti obbliga a fare prima un percorso doloroso, a provare sentimenti contrastanti, che vanno dall’odio, alla rabbia, alla paura, alla tristezza, alla depressione, e così dopo averli interiorizzati, dopo aver attraversato la tempesta ecco che arriva l’arcobaleno e per me è sempre arrivato con la risata. Pensate al film “La vita è bella” di Roberto Benigni, in grado di trasmetterci l’orrore dell’Olocausto attraverso il sorriso, questo film ci insegna che la felicità a volte, è nel nostro modo di vedere la vita, di accettare e affrontare le avversità, un sorriso in faccia alla morte. Recentemente ho letto questa bellissima frase: “Quando si riesce ad alternare umorismo e malinconia si ha successo, ma quando le stesse cose sono nel contempo divertenti e malinconiche è semplicemente meraviglioso”.

ph DOMENICO MIMMO SCAGLIOLA

Come è nata l’idea di Briciole?

R. Era un periodo molto difficile della mia vita, ero stata lasciata, di nuovo, sempre con le stesse modalità, un altro fallimento sentimentale, ancora quella terribile sensazione di essere stata abbandonata, ero confusa, cercavo delle spiegazioni logiche, delle motivazioni plausibili a cui aggrapparmi per capire, per soffrire di meno, ma non riuscivo a trovarle, sentivo di aver perso la parte più bella di me, non riuscivo a razionalizzare l’accaduto, la fine di una storia è sempre molto dolorosa, ma in questo caso, per l’ennesima volta sapevo che c’era qualcosa di più, il modo come ero stata lasciata era stato così imprevedibile, così tossico, così fortemente illogico, c’era qualcosa di sbagliato in tutta questa storia, non solo per come era finita, ma anche e soprattutto per come era cominciata e per il risvolto che aveva preso. Così cominciai a scrivere, dovevo trasformare il mio dolore in qualcosa di costruttivo e soprattutto sapevo che aiutando me stessa avrei aiutato anche tutte quelle persone intrappolate in rapporti tossici. Volevo parlare di manipolazione, di abbandono, di violenza fisica e psicologica. Perché bisogna assolutamente parlare di questi argomenti, perché vivere all’interno di un rapporto tossico non è vita, perché i danni (spesso sottovalutati) che lascia la fine di un rapporto del genere sono gravissimi, e spesso non si riesce nemmeno a chiedere aiuto. Mi sono voluta focalizzare sul narcisismo patologico, perché le mie esperienze ruotavano sempre intorno a figure di questo tipo, a soggetti anche solo con sfumature di questa patologia, non solo nei rapporti sentimentali, ma anche in amicizia e nell’ambito lavorativo. Scoprire che si tratta di una vera e propria patologia contenuta nel DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha indubbiamente accelerato la mia guarigione, perché finalmente le mie domande avevano una risposta, tutto ha cominciato ad assumere un aspetto molto più chiaro, ed è qui che ho pensato: se è chiaro per me deve essere chiaro per tutta quella gente confusa, per tutta quella gente inconsapevole o consapevole ma comunque restia ad abbandonare questo tipo di tossicità. Quindi sono vari i motivi che mi hanno  spinto a scrivere Briciole, innanzitutto per far comprendere la gravità e la serietà del narcisismo patologico, descritto come il male del secolo, la causa di molti femminicidi, di violenze, di stupri, di bullismo, lo specchio della nostra società dove non esistono forme di comunicazione ma più di possesso e di totale prevaricazione, per chi soffre di tale patologia l’altro non è un essere umano che ha bisogni, idee, sentimenti, ma solo un oggetto al suo servizio, se è utile lo tiene, in caso contrario lo scarta, ho scritto questo spettacolo anche per sottolineare che i danni della violenza psicologica sono al pari della violenza fisica, siamo abituati a pensare che quest’ultima abbia un peso superiore, non è così, ho voluto dedicare questo spettacolo sia agli uomini che alle donne, perché la violenza non ha un’identità di genere, la violenza è violenza, e infine un altro motivo che mi ha spinto a scrivere questo testo era perché  volevo parlare di noi tutti, dell’importanza del proprio percorso individuale, perché finché non sarai riuscito davvero a comprendere te stesso la vita ti ripresenterà sempre gli stessi mostri, anche se in forma diversa.

Si tratta di un vero e proprio One Woman Show. Cosa vedremo in scena?

R. Di base è un monologo di prosa, arricchito da canzoni e balletti, le emozioni della protagonista verranno ancora di più accentuate dall’utilizzo della musica e inoltre con la rottura della quarta parete, assisterete ad un pieno e totale coinvolgimento  da parte del pubblico, saranno tanti i momenti in cui mi rivolgerò direttamente alla gente in sala, creando così un canale ancora più diretto e ancora più intimo, il pubblico prenderà parte allo spettacolo, commenterà, mi aiuterà a prendere la decisione giusta e questo penso che sia uno dei punti di forza dello spettacolo, perché risulta tutto più vero e quindi più sincero e quindi più divertente in alcuni momenti e più commovente in altri.

So che canterai anche. Puoi anticiparci cosa ascolteremo?

R. Canterò il bellissimo brano di Mia Martini “Gli uomini non cambiano”, ma in un modo molto intimo e in un momento dello spettacolo molto particolare che adesso non posso svelarvi.

In effetti, hai partecipato a diversi musical… Quali?

R. Dopo essermi diplomata presso la BSMT a Bologna, ho preso parte a “Zanna Don’t”, con la regia di Davide Nebbia, “America” con la regia di Simone Sibillano, “The Best Of Musical” con la regia di Chiara Noschese, “Il Primo Papa” con la regia di Simone Sibillano, “Il Libro della Giungla” con la regia di Ilaria De Angelis, “Georgie il Musical” con la regia di Marcello Sindici, “Due” con la regia di David Marzi e “The Last Five Years” con la regia di Daniele Venturini.

Si parla di forza e di rinascita, di paura e di delusione, è un monologo terapeutico: quanto il teatro ti ha aiutato nella vita?

R. Il teatro è vita, Briciole è l’esempio massimo di come il teatro abbia accelerato il mio percorso di guarigione dal rapporto tossico, si è rivelato terapeutico, mi ha permesso di veicolare il dolore in arte e questo è sempre un grande arricchimento per la nostra anima. Secondo me, indipendentemente dal teatro, tutti dovrebbero utilizzare qualcosa di artistico per trasformare il proprio dolore, attraverso il disegno, la scrittura, la musica, la danza, la pittura, la fotografia, attraverso la creatività. E per me questa è stata la mia più grande vittoria. Ma il mio amore per il teatro ha radici molto più antiche, ho respirato arte fin da piccola, in casa, grazie a mia madre con la sua bellissima voce , quando canta vuol dire che è felice, grazie a mio fratello che infatti ha aperto una Scuola di Cinema a Palermo, con il suo amore per la sceneggiatura, la sua verve comica innata e la sua eccellente  capacità di scrittura, mio nonno,  Giuseppe Paternò,  famoso per essere stato il laureato più anziano del mondo, grande scrittore e grande poeta e infine mio padre che ringrazierò per sempre, perché se non fosse stato per lui non sarei oggi quella che sono, lui più di chiunque altro mi ha trasmesso l’amore per il teatro, lui, con la sua immensa bravura da attore che è riuscito anche a dimostrare partecipando a vari film, come piccolo ruolo, figurazione speciale o comparsa ( Cento giorni a Palermo, Giovanni Falcone, Il Padrino parte terza, La mafia uccide solo d’estate e tanti altri ) è stato capace di farmi amare e di farmi conoscere fin da piccola la bellezza del teatro, del cinema, i grandi film e  i grandi attori. E così il teatro è entrato a far parte della mia vita molto presto, ero una bambina solare, socievole, mi piaceva esibirmi, cantare, ballare, indossavo sempre un grande cappello viola e creavo dei mini spettacoli per i miei amici del tempo, dicevo che da grande sarei diventata una show girl, poi è arrivata l’adolescenza e lì il teatro mi ha cominciato ad aiutare in modo molto più profondo, ho avuto un periodo difficile dove balbettavo, ma appena salivo sul palco passava tutto, passavano tutte le paure, mi sentivo più libera di essere me stessa in teatro che nella vita di tutti i giorni, il palco è sempre stato liberatorio, onesto, coerente con la mia vera natura, solo lì riuscivo a dare vita e a dare sfogo a tutte le mie mille personalità, spesso mi sentivo dire “dal vivo sembri così pacata e insicura ma poi sali sul palco e ti trasformi, diventi più sicura e con una luce ancora più forte” e così grazie al teatro negli anni ho cercato di trasferire quella luce, quelle sicurezze, quella follia, ma soprattutto quella meravigliosa sensazione di libertà nella vita reale, non è sempre facile, ma indubbiamente con Briciole dove in prima persona racconto la mia storia sono riuscita a creare un canale unico e fluido tra il teatro e la mia vita, tra la protagonista della storia e me stessa, scoprendo nuovi lati di me, e riuscendo a sconfiggere i miei mostri.  

pg RICCARDO SARTI

E quanto, secondo te, il teatro può aiutare il benessere dell’uomo?

R. Tantissimo. È una vera e propria terapia. Lo consiglierei a tutti, anche a chi ha altre aspirazioni e non desidera diventare attore, è una vera e propria cura della mente e del corpo.

So che hai fatto un grande lavoro su te stessa, per arrivare a quella che sei e porti in scena oggi…

R. Il percorso con il mio psicoterapeuta, il dottor Luca Traverso è stato fondamentale, innanzitutto per capire il perché mi ritrovassi sempre all’interno di storie tossiche, le motivazioni erano profonde, legate alla mia infanzia, alla mia storia, da lì partiva tutto, infatti non basta solo affrontare il fatto in sé, perché sennò una volta libera dalla storia precedente te ne vai a cercare immediatamente un’altra con caratteristiche similari, creando un loop continuo destinato sempre alla distruzione. Sono convinta che solo facendo un grande lavoro di cambiamento ognuno di noi potrà riuscire a ritrovare la propria integrità e ad entrare in contatto con le proprie ferite, quelle più profonde, affinché nessuno potrà più farci del male. La terapia, se fatta bene, ti porta a scavare dentro di te, aprendo cassetti che non avresti mai toccato, perché devi prima trovare la forza di far emergere ciò che c’è dentro per poi richiuderli. E a quel punto si che sarai pronta per affrontare i tuoi mostri. Mostri che io ho visto per la prima volta da bambina, ed è proprio quella bambina che devo riabbracciare, che devo accudire e tranquillizzare, alla quale devo dare la forza di affrontare questi mostri e farle capire che finché non si darà valore ne incontrerà sempre di nuovi, in tutti gli ambiti, perché continuerà a vedersi attraverso gli occhi del carnefice, pensando di meritare solo quel tipo di amore che poi amore non è, restando così incastrata in dinamiche tossiche per sempre.

Dallo spettacolo inoltre è stato tratto un libro, Ce ne vuoi parlare?

R. Il libro si chiama “Briciole-100 modi per dirti che mi amo”. È una raccolta di frasi che sono state dette per chiudere una storia o semplicemente per riempire la bocca di parole. Sono state dette a me e a tutte quelle persone che ho avuto il piacere di conoscere in tutti questi anni da quando ho cominciato a girare i teatri con Briciole. Sono frasi non d’amore, che fanno sorridere, proprio per la tragicità che si nasconde dietro ognuna di esse. Dietro ogni frase contenuta in questo libro c’è una storia, vera, di abbandono e di rinascita. La prima parte del libro fa un’analisi più approfondita degli aspetti della struttura narcisistica di personalità, mentre invece la seconda parte è dedicata appunto a queste cento frasi, che vi faranno ridere fra le lacrime, perché sono ridicole e assurde giustificazioni che i narcisi e le narcise hanno utilizzato per scartare o svalutare la loro vittima, facendo così emergere tutta la tragicità della loro condizione.  

Ricordaci dove possiamo vederti, sia per lo spettacolo, sia per altri eventi

R. Ho appena debuttato con Briciole il 22 Novembre all’interno della splendida cornice del Teatro Ariston di Gaeta in un evento organizzato dalla Croce Rossa Italiana Comitato Sud Pontino, il 25 Novembre invece sarò la mattina a Forlì sempre con Briciole per un evento con le scuole, organizzato dal Tavolo Permanente delle Associazioni contro la violenza alle donne, e la sera sarò all’Unipol Auditorium per un evento che propone un viaggio in musica al femminile dall’800 ai giorni nostri, per ascoltare le composizioni di grandi donne, organizzato in collaborazione con Centro Studi Euterpe Mousikè e Filarmonica del Teatro Comunale di Modena e infine il primo Dicembre sarò a Bologna al Teatro dei Maicontenti nuovamente con Briciole per una serata organizzata sempre dal Centro Studi Euterpe Mousikè.

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