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domenica 26 novembre 2023

Cabaret il Musical: curtain call e recensione

tutte le foto sono di VALERIO POLVERARI

Spesso, quando il pubblico assiste ad uno spettacolo teatrale, magari un musical e non un classico di prosa, non sempre è a conoscenza della trama o del periodo storico in cui lo spettacolo si colloca. Tutto questo è lecito e legittimo, ma quando si assiste a uno spettacolo come Cabaret, il pubblico diventa un elemento cosciente ed onnisciente: come quando una persona su una riva o su una montagna vede una nave andare a schiantarsi contro gli scogli e sa già come andrà a finire, ma non può fare niente per evitare il disastro. 

Allo stesso modo assistendo a un musical come Cabaret, il pubblico sa benissimo che, trattandosi di nazismo nel 1930, il finale non potrà che essere tragico.


“Che centriamo noi con la politica?” è il mood che intesse tutto il plot narrativo, come recita anche l’omonimo film di Bob Fosse con Liza Minnelli (che, tra l’altro, vinse ben 8 Oscar). A sipario ancora chiuso, la voce di Arturo Brachetti annuncia che la storia è basata su personaggi ed eventi reali, accaduti a Berlino e descritti nel romanzo autobiografico “Goodbye to Berlin” di Cristopher Isherwood, che passò tre anni della sua vita in questa città, ricettacolo di artisti, alternativi e non, pensatori liberi e gente inconsapevole. È pur vero che in tempo di guerra si organizzavano spettacoli per mantenere alto il morale della truppa, ma spesso, tali show erano asserviti al potere ed avevano solo il puro scopo di alleggerire la tensione. 

Vero anche che the show must go on in ogni caso… fino alla fine, se è possibile, se si può. Lo show irriverente, a tratti caustico, lascivo e lussurioso, del Kit Kat Club, è una scheggia impazzita, e non la sola, della Berlino di quei tempi ed è l’esempio di tutto ciò che rappresenta il non volere conoscere quello che si svolge al di là della quarta parete, della indifferenza e dell’ignavia, che non sono solo una non presa di posizione, ma una catastrofica indifferenza che non potrà portare che alla accondiscendenza e alla rovina. Cabaret è uno spettacolo tragico: Cannito, coadiuvato da Brachetti, hanno voluto sottolineare questo iato tra il mondo dello spettacolo “disimpegnato” e la vita civile. “Noi non ridiamo più” dice Sally ad un certo punto e c’è poco da ridere in uno show che ambientato quasi 100 anni fa, ha così tanta affinità con la vita reale odierna, da far, a tratti, tremare i polsi... 

 

Ma attenzione. In Cabaret, si tratta anche di sentimenti, di amore, di sesso, di amicizia… e di soldi di politica, di guerra: temi eterni che, come una sinusoide, hanno picchi e decadenze a seconda del periodo storico. I corsi e corsi storici di Vico si insinuano nella mente degli spettatori che assistono senza poter intervenire alla tragedia che si stava preparando allora, un uragano che travolgerà tutti protagonisti dello spettacolo, rappresentati, alla fine, da un unico maestro di cerimonie, che affronta in totale resa (vi dico solo che il suo immancabile ciuffo cederà alla tragicità del finale e non vi svelo altro) la camera a gas. Uno spettacolo dove nulla è lasciato al caso e la recitazione è assolutamente naturale e mai sopra le righe: quello che sopra le righe è l’ambiente fumoso e luminoso nello stesso tempo del Kit Kat Club, dove si muovono ballerini e ballerine ammiccanti “svestiti” di costumi succinti ed abbacinanti. Troppo show? Troppo Broadway? Forse, ma è solo fumo nello gli occhi per mascherare quello che succede per le vie e per i cieli sopra Berlino. In una scenografia materica e girevole, come da classica tradizione, senza alcuna videoproiezione, dove nella parte superiore laterale si intravede la band dal vivo, tutti i protagonisti si muovono con grande sicurezza senza mai un calo di energia, con canzoni ben interpretate, ottime vocalità e coreografie accattivanti (scene Rinaldo Rinaldi. costumi Maria Filippi, direzione musicale Giovanni Maria Lori). 


Brilla su di tutti il maestro di cerimonie Brachetti, come brillano i suoi occhi ad interpretare un personaggio che non è molto diverso da tutti i miliardi di personaggi che ha portato in scena, riuniti in uno solo; le incursioni nel trasformismo non distolgono l’attenzione dal quadro generale e rendono ancora più enigmatico il personaggio, che si muove con destrezza anche dei pochi passi di danza e nel canto. Attenzione: non è uno show di Arturo Brachetti, qui l’artista è personaggio ed il trasformismo è solo un plus che ha voluto inserire come marchio di fabbrica. Una scoperta in questo ruolo. Ricordiamo che Brachetti è anche Aiuto regia, e ha potuto confezionarsi un personaggio che sta tra le sue numerose stoffe. Convince Diana Del Bufalo, a volte fin troppo semplice e ironica, ma spontanea e naturale come suo solito, con ottima presenza scenica e una bella voce. 


Ottimi tutti i protagonisti, tra cui Cristian Catto, come Clifford Bradshaw, e la meravigliosa coppia agée, formata da Christine Grimandi e Fabio Bussotti, teneri, romantici, ma anche molto pratici, dove la praticità in questo caso pare interpretata maggiormente dalla lei della coppia, che non vuole perdere il suo lavoro, la sua identità e la forse la sua vita. Grande verve comica per Giulia Ercolessi, Fraulein Kost, ed ottima interpretazione, in ultimo ma non ultimo, anche per Niccolò Minonzio nei panni di Ernst Ludwig. E qui volevo arrivare. Brividi di gelo aleggiano sulla platea all’ingresso - inizialmente omeopatico e poi sempre più ingombrante - della bandiera e dell’ideologia fascista, quasi da non voler applaudire sul finale dei brani, che si chiudono con il simbolo crociato. Uno spettacolo importante, ancora di più al giorno d’oggi, che va visto con gli occhi del cuore della mente, sperando che la storia ci abbia insegnato qualcosa. La festa a Berlino era finita nel 1930…Ma lasciate fuori le vostre preoccupazioni e… Willkommen, bienvenue, welcome, Im Cabaret, au Cabaret, to Cabaret! 

 P.S. Grazie alla collaborazione con Christine Grimandi, già contributor di Riflettori su Magazine, in termini amicali ci farà da gancio per interviste al cast. Stay tuned. 

IL MIO VIDEO DEL CURTAIN CALL DEL 25 NOVEMBRE POMERIDIANA AL NAZIONALE DI MILANO

 

ACQUISTO BIGLIETTI: https://www.ticketone.it/artist/cabaret-musical/ 

TUTTE LE DATE

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PREZZI AL TEATRO NAZIONALE DI MILANOIì

spettacolo: da € 31 a € 72 euro
ORARIO spettacolo - dal mercoledì al venerdì ore 20.45
sabato doppio spettacolo ore 15.30 e ore 20.45
Domenica ore 15.30


ORARIO BIGLIETTERIA TEATRO:
DA MARTEDI’ A DOMENICA 14.00 -19.00
INFOLINE BIGLIETTERIA Da martedì a sabato dalle ore 14.00 alle ore 19.00 Chiama 02 0064 081

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