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lunedì 15 aprile 2013

Tartufo Franco Oppini: in scena al San Babila. La recensione di Silvia Arosio


Come afferma Molière stesso in una presentazione della commedia al re di Francia, il compito della commedia essendo quello di correggere gli uomini divertendoli, presentando i vizi e i difetti in modo anche esagerato.

La commedia di Molière più pericolosa, ai tempi di Jean-Baptiste Poquelin:
Re Luigi XIV, infatti, dopo la "prima" del 1664, ne proibì le repliche per non attirarsi le ire della della Chiesa, e fu ripresa solo nel 1669.


Forse per quello, sul finale, un messo Reale interviene a salvare la situazione, con un adulatorio messaggio, interpretando i voleri di un re giusto e misericordioso.

Una commedia tra le più, permettetemi in paradosso anacronistico, “pirandelliane” della produzione di Molière, dove la maschera e la realtà sono protagonisti, il déguissement ed il disvelamento finale classicissimi, i ruoli ben definiti.

La mise-en.scène al San Babila di Milano, con FRANCO OPPINI, CORINNE CLERY, DOMENICO PANTANO (e Antonio Tallura, Liliana Randi, Paola Giannetti, Andrea Murchio, Giorgia Guerra, Davide Paciolla, Gianluca Delle Fontane), per la regia e l'adattamento di Giovanni Anfuso è classicissima, quasi manierata, nel senso positivo del termine.

 Qualche piccola concessione nel linguaggio, ma per il resto una rappresentazione dove la parola è valorizzata, le scenografie di Alessandro Chiti materiche, e i costumi di Cabiria D'Agostino curati.
Nessuna rivisitazione, per una recitazione stile classico, con controscene attente, dove ogni interprete riesce ad avare uno spazio e a far vedere il proprio talento.

Scene accompagnate da stacchi musicali, con luci ad effetto, movimenti di gruppo che sembrano coreografie, perfezione nei movimenti e un ritmo assolutamente accelerato, veloce, senza cedimenti o pause, su giochi di porte da rumori fuori scena.

I personaggi sono tutti ben scritti e ben delineati, a partire dall'Orgon di Oppini, cieco ed indifferente, nella sua moraviana incomunicabilità, che evolve dalla sua placida tranquillità della buona fede fino ad esplosioni di rabbia alla Dario Fo.

Ottima la Clery, attrice di gran classe, che accentua, con il suo slang italo-francese la sua non comunicabilità con il marito, il quale recepisce solo il suo enlever les coulottes, lasciato, elegantemente, in lingua francese; ambiguo quanto basta il “sant'uomo” in odore di zolfo Tartuffe (Domenico Pantano), una contraddizione in termini, la cui mostruosità viene sottolineata all'ingresso e all'uscita da musica e luci ad hoc, dal costume da guitto, conditi da risata mefistofelica finale.


Ma belli anche i ruoli secondari, come la cameriera confidente Dorine, interpretata da una bravissima Liliana Randi, figura tipica della commedia tradizionale, o il figlio Damis (Andrea Murchio), maturo, ma allo stesso tempo preda dell'avventatezza e dell'impulsività della gioventù.

Il tutto, quando sembra precipitare verso il non ritorno, salvato in extremis dal messo di cui vi parlavo, un deux ex machina che giustamente arriva da fuori, dalla platea, rompendo la quarta parete e portando la soluzione salvifica insperata.

Elegante, brillante, veloce e classico: un Tartufo da non perdere, per godere ancora dei fasti della commedia tradizionale.

Al Teatro San Babila, fino al 28 aprile.

da Martedì 9 a Venerdì 12 ore 21:00
Sabato 13 ore 16:00 e ore 21:00
Domenica 14 ore 15:30 e ore 19:30
da Mercoledì 17 a Venerdì 19 ore 21:00
Sabato 20 ore 16:00 e ore 21:00 - Domenica 21 ore 15:30
Sabato 27 ore 16:00 e ore 21:00 - Domenica 28 ore 15:30

PREZZI:
Platea intero € 35,00 - soci e gruppi minimo 10 persone € 25,00
Balconata intero € 25,00 - soci e gruppi minimo 10 persone € 18,00

SPECIALE SCUOLE Giovedì 18 Aprile ore 10:00
Alunni € 10,00 isegnanti una gratuità ogni 20 alunni

BIGLIETTERIA:
Corso Venezia 2/A tel. 02.795469 - 02.76002985 info@teatrosanbabila.it
dal Lunedì al Venerdì 10-13/14-18 Sabato 11-13/14:30-18:30 Domenica 14-18
BIGLIETTI ON-LINE: www.vivaticket.it 
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