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giovedì 4 aprile 2013

The Full Monty Musical: la recensione di Silvia Arosio


Convince e vince The Full Monty, terzo spettacolo della Stagione targato Massimo Romeo Piparo, che definirei il migliore, dopo Il Vizietto La Cage aux Folles, con la coppia Colimbro-Iacchetti e My Fair Lady, che non è passato da Milano.

The Full Monty è arrivato ieri e resterà fino al 21 aprile al Teatro Nazionale, che ha ospitato quest'anno successi come La Febbre del Sabato Sera (Stage) e I Legnanesi, con numeri da record.

Tratto dal film inglese campione d’incassi del 1997 (e musical teatrale nel 2000, rappresentato con enorme successo nei palcoscenici di tutto il mondo), The full Monty (Servizio Completo), lo spettacolo pare scritto adesso e per noi, in un momento di grave crisi qui in Italia.
Ottima la mossa di Piparo di trasportarlo nell'industrialissima Torino, coinvolgendo anche due ex operai che hanno perso recentemente il lavoro e che sono entrati nel magico mondo dello spettacolo: restando con i piedi ben piantati in terra, ci tengono a ribadire.

Una Torino tratteggiata nelle videoproiezioni, lanciate su una scenografia modulare, che apre lo spettacolo portandoci in una fabbrica che Fiat non è, ma la ricorda da vicino, il cui chiasso è ritmato da un'ottima coreografia stile Stomp, tratteggiata dal coreografo Bill Goodson, per un corpo di ballo poco numeroso ma preparato (direzione musicale di Emanuele Friello).

Solo una presentazione lampo in azienda, per introdurci passo a passo, con un ritmo televisivo, tutti i protagonisti del musical, i fantastici 6 operai, che si imbarcano in un'impresa fuori dall'ordinario per raggranellare un po' di soldi necessari per le rispettive incombenze: allestire uno spettacolo di spogliarello maschile.

D'altronde, 50mila euro fanno a gola a tutti e quando si tratta di ritrovare non solo la propria base economica, ma anche il proprio orgoglio, l'italiano sa fare di necessità virtù.
Uno spettacolo quasi esclusivamente al maschile, dove le donne sono chorus e mogli o ex-mogli, dove l'uomo si costruisce e ricostruisce, trova appoggi, amici, ritrova figli, compagne, fino ad arrivare al catartico striptease finale, totale, ma camuffato da luci ad hoc.

Bella e divertente la scena delle prove in casa, dove ognuno deve superare i propri imbarazzi e paure, e l'omaggio allo sport nazionale preferito, che non è la pesca, come in un famoso film e non è altro, nonostante il tema, ma è il calcio, con un brano dedicato ad Andrea Pirlo, che potrebbe essere intonato negli stadi.
Un musical, sì, ma dove la parte preponderante a livello scenico è la comicità, esilarante, impetuosa, vigorosa e liberatoria.

I protagonisti dello spettacolo, chi più forte nel canto, chi nella recitazione, giocano ognuno sui propri punti di forza.

Scopriamo un Paolo Calabresi comico ed ironico, ma anche ballerino (la salsa è un po' un marchio di fabbrica di Piparo), un disincantato, simpatico ed autoironico Gianni Fantoni, uno dei migliori in scena, un “cubano” puro sangre Caballo Sergio Muniz, che gioca sulla sua avvenenza, ed un Paolo Ruffini che interpreta un buffissimo mammone, pieno di tic e insicurezze, tenero, ma mai patetico e a volte pungente, grazie alla sua fortissima verve toscana.

A sorpresa, Nicola Zamperetti (Grease, Il ritratto di Dorian Gray, Il Principe della Gioventù, A Chorus Line), performer tra musical e tv, sostituisce, alla Prima, Pietro Sermonti (vittima di un infortunio) e lo fa con grande responsabilità e maturità, aprendo praticamente lo spettacolo e conducendo le fila della costruzione della squadra di strip, incantando tutti per la grande professionalità.

Perfettamente inserito, il disoccupato vero ed artista per caso, Marco Serafini, che dà un'ottima prova sul palcoscenico e che potrebbe davvero tentare questa strada per il futuro. L'altro ex disoccupato, Simone Lagrasta, è lo spogliarellista del locale, con cui Zamperetti o Sermonti prendono contatti per esibirsi. Perdonatemi, ma non lo avevo riconosciuto: dalla conferenza stampa, ha cambiato look! 

Non ultimo, Jacopo Sarno, cresciuto, maturato, ma bravissimo nella parte del giovane Gabriele. Non più un bambino e non ancora uomo, il vero segreto della felicità per il papà divorziato.


Perchè se in questo spettacolo si ride molto, la mano di Piparo, che ha curato anche l'adattamento, ha saputo inserire la forza dei sentimenti, quelli che in fondo fanno andare avanti questa Italia allo sbaraglio: la mamma in primis, i figli e i compagni poi. 

Ed il pubblico applaude convinto ed un po' commosso sull'Art.1 della Costituzione Italiana: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

E speriamo che questo spettacolo sia di buono auspicio anche per il mestiere del teatrante.
Andate a vederlo: in questo momento, ci fa solo bene.

Repliche serali da martedì a sabato ore 20.45 – replica pomeridiana domenica ore 15.30

Poltronissima: € 45,00 + € 4,50 prev.
Poltrona: € 36,00 + € 3,50 prev.

Poltrona Balconata: € 27,00 + € 2,50 prev.

Poltroncina: € 20,00 + € 2,00 prev.

Sono previste riduzioni speciali per bambini under 14 – pubblico organizzato e gruppi

Teatro NAZIONALE

Via G. Rota, 1

Orario biglietteria: da martedì a venerdì dalle 14.00 alle 19.00, sabato e domenica dalle 12.00 alle 19.00 e sempre un’ora prima dell’inizio degli spettacoli.

INFOLINE: 199.42.68.09 (numero a pagamento, 11,8 cent/min)

Gruppi e pubblico organizzato

b2b@stage-entertainment.it
Milano 3.04.2013 - 21.04.2013 (TEATRO NAZIONALE)

Como 23.04.2013 (TEATRO SOCIALE)

Aosta 24.04.2013 ( PALAIS SAINT VINCENT)

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