La formula vincente degli Oblivion - ovvero Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli – colpisce ancora e stavolta con un testo intero, fatto a pezzi, ma integro: non semplici sketch per un'ora e mezza di spettacolo, ma, se così si può dire un lungometraggio teatrale.
E questa volta, questi politicamente corretti o scorretti Oblivi sono andati a rievocare e stuzzicare il grande Bardo (ma non solo).
Sicuramente lo show più colto e culturale del quintetto e, probabilmente, quello che fa più ridere.
“Othello, la H è muta” ha fatto sobbalzare sulle poltrone il compassato pubblico del teatro Manzoni di Milano: tra Shakespeare, Verdi e Boito, la storia è quella e i giochi di parole con Cassio e Desdemòna, cantata su Barcellona di Mercury/Caballé, vengono naturali.
In questo spettacolo, ritroviamo grandi pezzi “classici” degli Oblivion, come il delizioso mimo di Davide Calabrese (anzi, ne avrei messo almeno un secondo pezzo) e i brani pop rivisitati: tocco da maestro, rivisitare anche le arie verdiane, trasformandole, non troppo irrispettosamente, in canzonacce da osteria. D'altronde, si sa, la penna (piumata) ferisce più di una spada.
Tocco da maestro, dicevo, sottolineato dall'ottimo Maestro Denis Biancucci, che, con il suo pianoforte dal vivo, sul palco, è personaggio e deus ex machina della serata, giocando con le note e creando suggestivi match musicali con i 5 “cantastorie-madrigalisti”.
Grazie alla musica dal vivo, un altra new entry obliviana, sono i passi cadenzati che diventano musica, passando dall'intro di Grease a Bach: applausi a scena aperta.
Omaggi al musical, ovviamente, in gran quantità, perchè da lì arrivano più o meno tutti gli Oblivion (ricordiamo anche che molti performer di Aspettando Broadway hanno studiato presso alcuni di loro): da “Memori di passate esperienze” di webberiana “memoria”, alla Febbre del Sabato sera, divertitevi a cogliere le citazioni.
Noterete qualche volutamente malcelata satira politica, con un Forza Emilia e il gruppetto delle ronde del Nord, già presente nel precedente spettacolo e simpatiche imitazioni di personaggi dello spettacolo italiano, un fantastico Ligabue di Lorenzo Scuda, passando per Piero Angela e persino la Lucianina nazionale.
In questo spettacolo, forse più che negli altri, anche grazie a parecchi pezzi recitati, emerge la personalità di ogni singolo Oblivion: Davide Calabrese che pare incarnare il bardo stesso, con le sue citazioni metateatrali e gli apertelevorgolette a parte chiuselevirgolette; Fabio Vagnarelli, Don Chisciottesco nella sua sonante armatura (che diventa strumento musicale), ed il suo metodo Stanislasky; Lorenzo Scuda moro di Venezia poco moro, ma più piratesco alla Johnny Deep, Graziana Borciani, che sembra uscita direttamente da Les Miserables, e la verve comica della Desdemona Francesca Folloni, a metà tra una Marchesini da Promessi Sposi (per restare in tema) ed una Marina Massironi dei tempi migliori.
Tra una risata e l'altra, non perdete mai d'orecchio l'acume dei testi, ma anche la grande vocalità dei protagonisti, che creano giochi armonici che titillano i timpani, fin dal loro ingresso in scena...anzi...in platea, con il più classico abbattimento della quarta parete (e le barriere architettoniche da superare).
Othello può essere monotono e monotòno, ma qui mai, anche nel monologo Fazzoletto/ Cassio: avrei forse inserito un piccolo intervallo, per dare modo al pubblico di metabolizzare le montagne russe di gag, frasi, note, mutazioni, trasmutazioni, metamorfosi.
Si gioca non solo con parole (o “Prole prole prole”?) e musica, ma anche con una scenografia lignea/ikeana, che in pochi abili tocchi di fai da te (anzi, fai da loro) passa da nave a talamo nuziale, sotto l'egida dell'insegna veneziana.
Un'Opera classica senza scenografie da Scala; ma, d'altronde, forse Desdemona è andata all'Ikea con Cassio? Il tarlo della gelosia....
Un vero raffinato esercizio di stile, con i testi di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda, gli arrangiamenti musicali di Lorenzo Scuda e la consulenza registica di Giorgio Gallione da vedere assolutamente, anche perchè gli Oblivion piacciono davvero a tutti: anche nel mondo stesso del musical, dove spesso aleggiano invidie ed ipocrisie.
Tutti i performer, ma proprio tutti, ne parlano bene. Un motivo ci sarà.
Se vi escono applausi...”usciteli”: alla fine, però, non abbandonate subito la rossa poltrona: il bis (richiedetelo) è un altro pezzo fortissimo.
AL TEATRO MANZONI DI MILANO FINO AL 6 APRILE.
LINK UTILI
OTHELLO A ROMA
VIDEO INTERVISTA
OBLIVION SU TOPOLINO
PRIMO VIDEO
OBLIVIATAR
IL SUSSIDIARIO
INTERVISTA A DAVIDE CALABRESE
ALTRA INTERVISTA A DAVIDE CALABRESE
INTERVISTA A FABIO VAGNARELLI
BUNGA BUNGA
primo singolo degli oblivion
Una recensione ottima, precisa nei dettagli e capace, al tempo stesso, di cogliere i pregi d'insieme
RispondiElimina