A ospitare lo spettacolo sarà la rassegna al femminile, curata da Serena Grandicelli, La Scena Sensibile arrivata alla sua ventesima edizione, che quest’anno ha individuato il tema nella parola “STRAPPI”
“Quando subiamo un trauma o una violenza sembra che nella nostra anima o nella nostra coscienza si verifichi uno strappo…e dopo nulla è più come prima! Questa ventesima edizione di scena sensibile ha raccolto storie che, in qualche modo, narrano vicende che puntano il dito sullo strappo o sul dopo strappo”. (Serena Grandicelli)
In questa linea si inscrive Pepe: uno spettacolo frutto degli incontri avvenuti durante i sette anni di insegnamento di teatro e pittura tenuti da Laura Riccioli nel carcere di Civitavecchia.
Proprio in questi giorni, tra l’altro, riceve il Patrocinio del Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio; l’ Avv. Angiolo Marroni esprime grande apprezzamento per il progetto della Riccioli affermando che “Far conoscere il disagio della popolazione detenuta femminile è senz’altro un obiettivo importante da perseguire”
E’ in carcere che le due donne, che questo monologo racconta, si incontrano. Una è una detenuta. L’altra è un’insegnante di pittura e teatro. Il pretesto di quest’incontro è l’arte. Il mezzo è il dialogo. Dialogo col carcere, con sé stesse, con il fuori, l’una con l’altra. Questo dialogo qui, in teatro, si farà monologo. Il monologo di Espedita Pepe, la detenuta, durante una lezione di pittura del tutto insolita in cui esplode la vitalità di una donna che “chiusa non ci sa proprio stare” e irrompe nell’intimità della professoressa coinvolgendola in un vortice di provocazioni, ironia, cinismo, incanto e, inaspettatamente, di quell’arte dell’allegria con cui spesso si difende chi sa sopravvivere a tutto e a tutti, risorsa inattaccabile, che tutto e tutti seppellisce.
La detenuta e la professoressa, al di là del gioco dei ruoli e nonostante la grande e forse insormontabile differenza della loro storia di vita, scopriranno di avere molte cose in comune e soprattutto di potersi insegnare molto, intervenendo così l’una sul disagio dell’altra e restituendosi quella fiducia che non sanno trovare nei confronti della propria vita.
“Pepe” è il frutto dell’urgenza di condividere con il “fuori” le domande, le riflessioni, i rapporti e gli episodi che ho vissuto “dentro”, quasi di nascosto, clandestinamente. Non si può frequentare a lungo un carcere senza interrogarsi sui meccanismi di inclusione ed esclusione sui quali si fonda la nostra collettività, il proprio ruolo di artisti nei confronti della società. In mancanza di risposte definitive portare a teatro Espedita mi sembra il modo migliore per farla dialogare con questo “fuori”, lei che chiede, famelica, di fare un corso di teatro come se equivalesse a evadere, come fosse una soluzione, una mamma che non ti viene a trovare, la libertà, appunto.
Il carcere è presente nel testo nelle risposte che non dà, nelle contraddizioni che crea alle due donne, nella straordinarietà delle condizioni che le fanno incontrare. Ma, al di là di una riflessione sul carcere, quel che più preme a questo racconto è lo spessore umano del confronto tra queste due persone e degli interrogativi che si pongono reciprocamente. Interrogativi che sono l’unico strumento che rimane alla loro esigenza di felicità che, sia nel caso della professoressa che in quello della detenuta, coincide con un’ esigenza profonda di capire che cosa sia la libertà. Per scoprire poi, insieme, che l’unica evasione possibile consiste nel relazionarsi all’altro, con fiducia.
Laura Riccioli
Teatro Argot Studio via Natale del Grande 27 06 5898111
Biglietto intero 12 euro ridotto 8 euro
+ 3 euro tessera associativa
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